Incassato il “no” della Corte d'Appello al trasferimento in Italia, i genitori di Alfie Evans tratteranno oggi con i medici dell'Alder Hey Hospital di Liverpool per riportare il piccolo a casa, possibilità cui il giudice Anthony Hayden aveva aperto con la decisione che seguito quella con cui aveva autorizzato l'interruzione della somministrazione di acqua e ossigeno.
Alfie respira
E' stato Tom, il papà, a comunicare l'intenzione di fare quest'ultimo tentativo. Il bambino, ha spiegato, continua a respirare, nel terzo giorno di distacco dalla ventilazione assistita permanente, “senza deterioramento” delle sue condizioni, anche se stamane appare “un po' debole” e non si è svegliato.
Lotta per la vita
“Ci è stato rifiutato di andare in Italia, purtroppo”, ha premesso Evans senior domandandosi se adesso tentare altri ricorsi “sia la cosa giusta da fare” e non un modo per tirarsi dietro “altre critiche” da parte dei magistrati. E concludendo di aver deciso a questo punto, con la moglie Kate, di “avere oggi un incontro con i dottori dell'Alder Hey: noi ora cominciamo a chiedere di portarlo a casa“. “Alfie – ha proseguito – non ha più bisogno di terapie intensive, ormai. E' steso nel lettino con un litro di ossigeno che gli entra nei polmoni (dalle bombole portatili) e per il resto respira da sé. Alcuni dicono che sia un miracolo, ma non è un miracolo, è stata una diagnosi sbagliata“. Ad ogni modo, “tutto ciò che chiediamo ai medici è che questo incontro sia positivo e che Alfie possa tornare a casa… entro un giorno o due. Se poi l'incontro non andrà bene, torneremo in tribunale”. “Io – ha insistito Tom – resto seduto accanto al letto di Alfie ogni secondo di ogni giorno. Non soffre e non prova dolore e questo mi incoraggia sempre di più: spero che possa vivere per un numero X di mesi, magari di anni”. Sulle condizioni del bambino, il giovanissimo papà ha infine ripetuto che Alfie sta “sta ancora lottando“, appare “tranquillo” e “contento”, con il battito cardiaco stabile. I medici dell'Alder Hey, a suo parere, “si sono sbagliati“, Alfie “lo ha dimostrato” visto che vive tranquillamente, felicemente, senza alcuna forma di ventilazione” assistita.
L'appello al Papa e il sostegno italiano
Davanti ai microfoni dei giornalisti, davanti all'ospedale dove è ricoverato suo figlio, Tom si è rivolto a Papa Francesco: “La prego, Santità, venga qui per rendersi conto di cosa sta accadendo. Venga a vedere come mio figlio è ostaggio di questo ospedale, è ingiusto quanto sta avvenendo”. Il giovane padre ha inoltre ringraziato l'Italia per aver concesso cittadinanza ad Alfie. Ieri sera a Roma, in piazza San Pietro, un nutrito gruppo di persone si è radunato per recitare un Rosario per il piccolo inglese. L'iniziativa verrà replicata stasera, con inizio alle 22.17, di nuovo a San Pietro e in concomitanza in piazza del Duomo, a Milano. Intanto l'Alder Hey Hospital ha invitato ad allontanarsi un italiano, padre Gabriele Brusco, il sacerdote che ha impartito l'unzione degli infermi al bambino e che ha sostenuto per diversi giorni i suoi genitori. Nemmeno lui potrà più entrare nella stanza di Alfie, interdetta a tutti tranne che al personale sanitario e ai suoi genitori.
Nuovo spiraglio
Si apre intanto un nuovo spiraglio per il trasferimento del bambino in Italia, come riferisce Steadfast Onlus, che si sta occupando del caso su richiesta diretta della famiglia di Alfie. “A seguito dell’ulteriore rifiuto della Giustizia britannica di permettere ad Alfie, cittadino italiano, di trasferirsi in Italia l’équipe giuridica si è messa di nuovo al lavoro per cercare di cambiare la giurisdizione di competenza del caso trasferendola a quella italiana”, si legge in una nota. “La famiglia – scrive ancora Steadfast – ha accettato la proposta dell'equipe giuridica internazionale ed è stato presentato ricorso al Giudice Italiano. Se subentrassero problemi di giurisdizione sarà la Corte di Giustizia Europea ad esprimersi in merito”.
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