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Il Papa, L'incontro con i big del petrolio e le critiche. Parla mons. Sorondo

A pagare maggiormente gli effetti delle devastazioni dovuti al riscaldamento globale, all’inquinamento delle acque, dell’aria e della terra, all’irresponsabilità dei grandi attori del mercato globale, specialmente nel campo dell’energia, sono i poveri. E nonostante i buoni propositi spesso declamati, come ad esempio con gli accordi di Parigi sull’ambiente, i risultati concreti stentano a farsi vedere. Al simposio svoltosi presso la Pontificia Accademia delle Scienze, sul tema “La transizione energetica e la cura della nostra casa comuneˮ, le parole di Papa Francesco hanno come al solito colto nel segno, e sono pesate come un macigno. Di fronte a lui, le più grandi major petrolifere del pianeta, chiuse due giorni in Vaticano per discutere di come porre rimedio a questi grandi problemi, di cui ne sono evidentemente parte in causa. Il padrone di casa dell’Accademia invece, l'arcivescovo argentino mons. Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, conversando con In Terris ha tirato le somme dell’evento, facendo una sintesi di quanto è stato detto dietro i portoni sbarrati, chiarendo alcuni dubbi e rispondendo persino alle principali critiche.

Eccellenza, quali sono stati i principali punti discussi durante l’evento, e quali conclusioni sono emerse?
“Direi che la più importante è stata detta dal Papa: non c’è temo da perdere, perché nonostante l’accordo delle 196 nazioni a Parigi, con la ferma intenzione di limitare la crescita del riscaldamento globale, due anni e mezzo dopo quella firma l’emissione del Co2 e le concentrazioni atmosferiche dovute al gas serra sono sempre molto alte”.

Le compagnie presenti all’incontro, su questo punto, hanno convenuto?
“Loro sono preoccupate, ma di certo non con la stessa intensità del Papa. Ma si è trattato di un primo incontro di importanti produttori di petrolio e gas, che hanno mostrato di essere coscienti del problema che recano alla casa comune e anche alla salute della gente, come ha rimarcato il Papa. Direi che questa è una prima riuscita. Non direi che hanno fatto un’agenda, ma è un primo passo. Se poi loro vogliono continuare, credo che noi ci saremo”.

Le preoccupazioni della Santa Sede sono state comprese, e quindi assimilate, oppure c’è solo un po’ di curiosità ma si esaurisce in breve?
“Loro stessi hanno detto che è la prima volta che si trovano insieme per discutere di questi temi, nessuno li aveva prima mai convocati tutti quanti. Manca ancora maggiore convinzione. Piuttosto però che andare diretti al tema delle fonti di energia rinnovabile si continua a parlare del gas, e delle energie di transizione, ma queste sono molto costose e non risolvono il problema. Mentre il Papa ha chiesto di andare direttamente alle rinnovabili”.

Al contrario cosa è stato chiesto al Papa, o alla Santa Sede?
“Loro sono molto grati all’impegno della Chiesa, nel portare avanti questi valori morali della difesa della casa comune e dei poveri del pianeta. Riconoscono che è un grosso incarico per la Chiesa cattolica, e hanno chiesto che possa seguire questi temi nel campo dell’educazione, perché è molto importante formare le nuove generazioni. La Chiesa, avendo in mano tante scuole, potrebbe fare un bello sforzo in questo campo. E anche nel rispetto delle altre confessioni religiose, perché uno può anche avere una diversa idea su Dio, però bisogna avere una voce comune”.

Questo può essere un terreno dove si gioca il rapporto della Chiesa con la società globale, secolare, e con le altre religioni?
“Si può dire che questa è una idea in linea del Papa, ma da loro afferrata e richiesta. Hanno detto che la Chiesa ha una unica leadership che non può avere nessun’altro nel portare avanti questi valori morali. In questo caso della difesa del pianeta, e quindi diciamo francescani, e della difesa dei poveri, che sono quelli che soffrono di più le conseguenze del cambiamento climatico”.

Lei personalmente che cosa risponderebbe a chi dice, in maniera critica, che la Chiesa si stia appiattendo, su quest’agenda della conversione ecologica, in maniera un po’ troppo immanentista?
“La Chiesa per fortuna sta parlando di questo da molti anni, già da Papa Benedetto XVI, ma con Papa Francesco finalmente si è fatta un’enciclica. Che è fondamentale, perché se noi veramente abbiamo un atteggiamento di distruzione del pianeta terra ci avviamo alla distruzione della nostra casa e le altre cose non conterebbero più niente. E allora non si può parlare della persona umana se si distrugge la casa. Come diceva lo scienziato Stephen Hawking, non possiamo ancora andare ad abitare in un altro pianeta. Quindi è fondamentale capire che il Papa utilizza la fede per custodire il pianeta. I dati della fede ci dicono che noi ne siamo i responsabili, la Bibbia ce lo dice, Dio ha dato la responsabilità all’uomo, che è immagine di Dio. Quindi, quando il Papa sei occupa di questo, lo fa perché è un riflesso nell’ordine umano. È conseguenza del Vangelo, perché è un problema di giustizia, quello di conseguire il principio delle beatitudini”.

Si dice che, cinicamente, queste grandi compagnie vengano lì per fare i propri interessi…
“Se loro volevano venire qua per dire che il Papa li aveva benedetti, non credo che il Papa con il discorso che ha fatto sia stato troppo benedicente, perché li ha anche un po’ 'bastonati', parlando molto chiaro. Certo, giudicare le intenzioni è difficile, non è dato saperle. Però hanno sentito il discorso del Papa, sono stati attenti, e questo lo valuto un passo positivo”.

Della posizione degli Stati Uniti sugli accordi di Parigi, anche in vista del prossimo incontro di Katowice, come se ne è parlato?
“Loro indirettamente hanno criticato la posizione americana, qualcuno implicitamente. Si è detto che i politici non li seguono su questi temi, in questo sforzo che viene fatto. Perché ci sono pochi investimenti, così hanno detto, ad esempio nel CCS, la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Ci sono pochi investimenti, le molte possibilità sono enormemente dispendiose. E così si finisce per non rispettare gli accordi di Parigi. Come abbiamo detto anche all’accademia, il riscaldamento globale porta problemi molto specifici alla salute della gente. Vengono malattie perché si desertificano aree, come ad esempio la Pampa umida in Argentina, dove questo fatto porta i Mosquitos e di seguito malattie tropicali che prima non c’erano. Ci sono poi dati dell’influenza sul sistema neurovegetativo, nel cervello e nel cuore. Quindi è un problema molto serio, e la Laudato Sì è stato un messaggio forte e fondamentale. A due anni dall’accordo di Parigi non abbiamo ancora i risultati cercati, e a pagarne sono i più poveri. I Paesi poveri e i poveri dei paesi ricchi, che non hanno le modalità di difendersi. Speriamo che si inizi un cammino dove andare avanti con celerità”.

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