I militari turchi saranno impegnati nel nord dell'Iraq per contrastare la minaccia rappresentata dalle milizie dei separatisti curdi del Pkk. Lo ha detto Recep Tayyip Erdogan.
Mossa politica?
A meno di due settimane dalle elezioni il leader di Ankara gioca la carta della sicurezza nazionale e della lotta al terrorismo, annunciando la distruzione di 14 tra depositi di armi e centri di addestramento del Pkk, dopo i raid compiuti da 20 F16 turchi. Torna d'attualità in Turchia la lotta al terrorismo, anche se va tenuto conto che sulle montagne del Kandil le operazioni di Ankara hanno subito interruzioni, ma non si sono mai fermate negli ultimi mesi, mentre la novità concerne l'estensione degli attacchi nella provincia settentrionale irachena di Sincar.
“I nostri uomini stanno avanzando man mano che eliminano obiettivi. Possono nascondersi dove vogliono, noi andremo a chiedere il conto per il sangue dei nostri martiri“, ha avvertito Erdogan.
Verso il voto
In pieno clima elettorale il presidente turco ha poi attaccato il suo sfidante repubblicano, Muharrem Ince e il segretario dello stesso partito Chp, Kemal Kilicdaroglu. “Fosse stato per loro non avremmo ripulito dai terroristi Al Bab (operazione “Scudo dell'Eufrate” ndr) e Afrin, dove ne abbiamo eliminati 4.500 (operazione “Ramo d'Ulivo ndr). Ma noi pensiamo solo al nostro lavoro e non guardiamo in faccia nessuno”, ha dichiarato Erdogan.
Questa mattina il ministero degli Interni turco ha emesso un comunicato con il quale ha comunicato l'uccisione di 69 membri in una settimana dell'organizzazione separatista curda, considerata terroristica da Usa e Ue, con cui Ankara è in guerra dal 1984. Un conflitto costato la vita a circa 50 mila persone.