Si parla continuamente di fatti che riconducono alla corruzione nella politica. È deprecabile e perseguibile lo scambio tra chi ha potere e chi ha denaro, per ottenere più potere e più denaro per i protagonisti del connubio. Ma oltre queste turpi illegalità, esiste il problema di chi finanzia la politica con la “P” maiuscola. Lo Stato ha smesso del tutto di farlo, dal che si presume che chi non ha soldi cerca di procurarseli. In questo ambito avvengono due episodi molto negativi: chi ha soldi ha più possibilità di fare politica, chi non li ha deve sottomettersi ad altri per farla. In questo circuito perverso, quella che Paolo VI indicava come la carità più alta (la politica), diventa la più degradante e degradata. C’è qualche cosa che non torna.
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