Un semplice prelievo del sangue potrebbe rivelare nei bambini che soffrono di epilessia la possibilità di una risposta positiva ai farmaci antiepilettici. Lo rivela uno studio italiano condotto dai ricercatori modenesi di Unimore su 114 bambini sotto i 14 anni. Lo studio, finanziato dal ministero della Salute nell'ambito di un progetto di ricerca finalizzata, è stato condotto dal mese di novembre 2014 al mese di giugno 2016 ed è stato pubblicato sulla rivista “Neurology”.
Ghrelina
La chiave di volta per i ricescatori è stata il livello plasmatico di ghrelina e del suo derivato, il des-acil ghrelina. Trattasi di ormoni prodotti dallo stomaco che sono stati studiati in vari modelli sperimentali per le loro proprietà antiepilettiche al fine di stabilire una possibile relazione con la risposta ai farmaci antiepilettici.
Per la prima volta relativamente allo studio sull'uomo, i ricercatori hanno dimostrato che i due ormoni sono prodotti in maggior quantità nei pazienti che presentano una risposta ottimale ai farmaci contro l'epilessia. In particolare, nei pazienti responsivi ai farmaci, i livelli plasmatici di ghrelina erano addirittura raddoppiati.
“Questo risultato – ha dichiarato il professor Giuseppe Biagini di Unimore su Ansa – fa ritenere che gli ormoni oggetto dello studio siano importanti per determinare una riduzione ottimale delle crisi epilettiche e, inoltre, che possano costituire un biomarcatore di risposta ai farmaci utilizzati per curare l'epilessia. In quest'ultimo caso, ghrelina e des-acil ghrelina potrebbero costituire il primo biomarcatore disponibile per controllare con un semplice prelievo ematico la possibilità che possa verificarsi una risposta positiva alla terapia farmacologica”.