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Caldo e solitudine, nemici degli anziani

Di solitudine si muore. E la combinazione con il caldo torrido dell’estate rischia di diventare micidiale per tanti anziani, soprattutto per quelli che vivono soli. Anche per questo l’impegno della Comunità di S. Egidio, che si sviluppa per tutto l’arco dell’anno a favore degli anziani, si moltiplica durante i mesi estivi. “Il 31% delle famiglie in Europa è composta da una sola persona – ha spiegato il presidente di S. Egidio Marco Impagliazzo – cifra che in Italia sale al 33%. E’ una nuova condizione con tutte le problematiche che comporta. L’isolamento sociale è la prima causa di morte per gli anziani”. Il problema, ha sottolineato Impagliazzo, è che nelle politiche pubbliche si sta affermando una tendenza “che non è quella del ‘modello italiano’ che cura l’anziano a casa propria, protetto da familiari, amici e vicini ma l’istituzionalizzazione attraverso Rsa, ospizi, cronicari compresi quelli più o meno leciti, visti i casi di ricoveri per anziani non sempre controllati. Noi al contrario vogliamo rilanciare proprio il modello italiano”. 

Meglio a casa loro 

Come? Attraverso una “cabina di regia – ha detto Impagliazzo – per spingere sull’assistenza domiciliare sociale e sanitaria che garantisca maggiore dignità all’anziano, senza spersonalizzarlo, e anche una vita più lunga”. Purtroppo, i numeri vanno nella direzione esattamente contraria, nonostante l’esperienza della Comunità dimostri che assistere le persone sole costi una cifra ridicola, appena 81 euro all’anno (il costo pro capite del programma Viva gli anziani). Aiutare gli anziani a casa loro avrebbe dunque un costo, sia economico che sociale, di gran lunga inferiore se paragonato alla spesa necessaria per ricoveri ospedalieri, lungodegenze, residenze sanitarie. 

Le cifre

Per comprendere la gravità del problema, basta scorrere qualche numero. In Italia, secondo i dati Istat, al primo Gennaio 2017 la popolazione residente era di circa 60,5 milioni. Di questi, il 21,2% era over 65 e il 6,8% ultraottantenne. A Roma su 2.873.494 residenti gli anziani ultrasessantacinquenni erano il 42,7%. Sempre nella capitale le persone che vivono sole sono il 44,1% dei nuclei familiari, con picchi del 62,3% nel I Municipio e di oltre il 50% nel II. 

Le proposte

La Comunità da anni favorisce alcune soluzioni: i condomini protetti, intere palazzine articolate in unità abitative autonome per una o due persone collocate in centri abitati forniti di servizi, dedicati a persone autosufficienti, ma con una fragilità dal punto di vista abitativo. Le case famiglia sono pensate invece per anziani con una ridotta autonomia funzionale, impossibilitati a rimanere a casa propria, per mancanza di alloggio o di risorse economiche sufficienti, di relazioni interpersonali significative. C’è poi l’esperienza del cohousing, convivenze realizzate con l'incoraggiamento e con il sostegno della Comunità. Unendo le proprie risorse, talora più che modeste, tanti sono riusciti a trovare finalmente una casa, ad evitare un ricovero in istituto, a garantirsi la necessaria assistenza, continuando a vivere come desiderano. 

Viva gli anziani 

L’altro grande progetto della Comunità è il programma “Viva gli anziani”, realizzato con il sostegno economico di Enel Cuore (mentre, ha evidenziato Impagliazzo, “stanno diminuendo i finanziamenti pubblici”). Il programma nacque l’anno successivo alla grande ondata di caldo del 2003. Da allora sono circa 15000 gli anziani seguiti in 4 rioni romani, con circa 350.000 interventi che vanno dalle semplici telefonate alle visite, all’espletamento di pratiche burocratiche, alla spesa quotidiana. Attualmente sono 5120 gli anziani seguiti. I risultati sono lusinghieri: riduzione del 50% del tasso di mortalità, del 40% del tasso di istituzionalizzazione e del 10% del tasso di ospedalizzazione

La testimonianza 

Uno degli aspetti più interessanti del programma è il volontariato di altri anziani, ancora attivi, che aiutano quelli più fragili. Una di loro, Sofia, ha portato la sua testimonianza: vive a Monte Mario e “segue” 252 anziani di Testaccio. “Mi dedico soprattutto a contatti telefonici – ha raccontato – spesso sono persone che hanno bisogno di parlare con qualcuno, ascoltiamo i loro problemi, cerchiamo di dargli aiuto e conforto, abbiamo creato una rete fatta da negozianti, farmacisti, medici. C’è un farmacista di Testaccio che porta le medicine a casa: pensate a chi magari ha problemi di deambulazione e vive al quarto piano di un palazzo senza ascensore… di fatto è isolato. E purtroppo l’assistenza domiciliare e sanitaria, va detto, lascia a desiderare. Fa bene a loro – ha concluso – e a noi che ci sentiamo ancora utili”. 

L’appello 

“Invito tutti – ha concluso Impagliazzo – a non lasciare gli anziani soli, mai ma particolarmente in questo periodo. Familiari e vicini che sono a conoscenza di persone in queste condizioni possono moltiplicare le visite, anche di pochi minuti, magari bevendo un bicchiere d’acqua insieme o assicurandosi che mangino a sufficienza. Questa mobilitazione è una delle risposte più valide che si possa offrire”.

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