I drammatici fatti di Genova hanno avuto anche un risvolto positivo, per quanto possibile considerarlo tale, ovvero la riscoperta collettiva della solidarietà che si celava silente nell’anima di tanti cittadini italiani. Nell’immediatezza della tragedia e poi senza sosta nei giorni a seguire, le principali associazioni di volontariato sono state sommerse di richieste da parte di persone che volevano mettersi a disposizione o donare quanto poteva occorrere all’emergenza del momento. Anche tante aziende da tutta Italia si sono rese disponibili ad offrire i loro servizi gratuitamente per soddisfare le esigenze dei soccorsi.
Solo qualche mese fa, In Terris aveva raccontato la situazione negativa in cui versa da tempo il volontariato italiano, sempre più mordi e fuggi e oggetto di una generalizzata “crisi vocazionale”. Eppure, ogni volta che il Paese è colpito, gli italiani sembrano ritrovare l’istinto solidale, la spinta emotiva a soccorrere chi è in difficoltà, il senso di comunità che ci avvicina nel dolore, un sentimento che al contrario dovrebbe respingere, allontanare, non fosse altro per istinto di sopravvivenza. E invece no, sono tanti ogni volta, caparbi e appassionati, come accadde a seguito del devastante terremoto di Amatrice: mentre pochi sciacalli speculavano, la maggioranza si è messa in moto come poteva, per portare conforto e aiuti concreti.
Allora perché non mettere da parte per un attimo le troppe polemiche e le vicissitudini giudiziarie che devono fare il loro corso – rigorosamente – e non soffermarsi a riflettere su questo aspetto, dal quale raccogliere una linfa vitale di cui la nostra epoca e le nostre vite hanno tanto bisogno. Troppo spesso, con uguale facilità, questi sentimenti di umanissima carità e compassione tornano a celarsi sopiti nei nostri cuori pietrificati. Cosa ci impedisce di ispirare la nostra ordinarietà alla pace e alla fratellanza piuttosto che all’egoismo parossistico che alla fin fine conduce inevitabilmente alla distruttività? L’indifferenza o il dominio nei confronti dell’altro, sono le strade più certe verso la solitudine e la disperazione, la storia dell’uomo lo insegna, senza eccezioni. Ricostruire il ponte della solidarietà dalle macerie dell’ennesima tragedia, potrebbe rappresentare la realizzazione più compiuta della giustizia terrena per i gravi errori umani e per quelle morti premature difficile da accettare.