“Il paese non c’è più”. Sono passate da poco le 3.36 del 24 agosto 2016, la voce del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, penetra da tv e radio dentro le case di gran parte della popolazione del Centro Italia. La gente a Roma, così come fino alle località della costa marchigiana, è nel panico dopo essere stata buttata giù dal letto da una forte scossa di terremoto. È da questa frase, granitica come i massi crollati sotto l’effetto del sisma, che gli italiani fanno conoscenza di Pirozzi. Nei giorni, nelle settimane, nei mesi successivi il suo volto serio e provato dalla fatica diventerà famoso; sarà una sorta di simbolo dell’impegno a rialzarsi a seguito della tragedia.
I ricordi
Sono passati due anni, l’impegno è rimasto lo stesso, anche se non più in veste di sindaco bensì di presidente di una commissione della Regione Lazio per la Tutela del territorio. Gli stessi sono anche i fotogrammi che passano davanti agli occhi di Pirozzi: ricordi che rappresentano “uno spartiacque” tra un prima e un dopo, come riferisce l’ex sindaco di Amatrice in un’intervista ad In Terris. “Ricordo pochissimo, perché tutto avvenne in maniera estremamente veloce – spiega Pirozzi -, ma si tratta di ricordi intensi”. La prima immagine che gli si svelò davanti, dopo essere uscito di casa, fu “la porta del 1400 crollata”. Un’immagine eloquente, perché quella struttura “aveva resistito a tanti forti sismi nella storia, quindi da lì capii che il paese non c’era più”. E poi ancora, nemmeno il tempo di realizzare, che il dovere di sindaco prese il sopravvento. “Furono istanti – racconta – di contatto febbrile con gli amici delle frazioni, per capire quale fosse la situazione nel territorio: molti non rispondevano e capimmo presto il motivo…”. A fare da sfondo al batticuore, un forte odore di metano. “C’era il rischio di scoppi – dice – quindi contattammo subito i concessionari per monitorare la situazione, così come chiamammo i tecnici per riattivare la piazzola di elettricità che fu poi il punto in cui gli elicotteri dei soccorsi facevano avanti e indietro”. Alle 6.30 la prima riunione con la Protezione Civile, durante la quale Pirozzi indicò su un foglietto all’allora capo Fabrizio Curcio di occuparsi non solo di Amatrice, ma anche delle frazioni, dove gli effetti del sisma apparvero fin da subito ancora più devastanti. Come devastante fu per l’animo del sindaco dover svolgere i riconoscimenti delle prime vittime. “Mi accompagnò in obitorio il mio amico Bruno Porro (ex assessore, ndr), che aveva perso i genitori in quella tragedia”, racconta con la voce spezzata dall’emozione Pirozzi. “Soltanto chi ha vissuto quei momenti può capire fino in fondo cosa si prova nei giorni di anniversario”, afferma l’ex sindaco. “Ripensi agli amici scomparsi – prosegue -, al paese com’era e come non sarà più e comprendi che è stato un avvenimento che ha scavato nella coscienza lasciando tracce indelebili”. E ha dato anche la consegna di un impegno a lavorare, per ricostruire ciò che è crollato sì, ma anche per prevenire. “È diventata la mia vita”, spiega Pirozzi. Che volge lo sguardo verso la sua Amatrice e mastica amaro. “Al di là della propaganda – dice – il 50 per cento delle macerie è ancora sul terreno, le abitazioni che potrebbero essere rimesse a posto sono rimaste come le ha lasciate il sisma. C’è un processo lento, troppo lento, che logora…”. L’ex primo cittadino rileva che “nella fase della prima emergenza si è lavorato bene, è stato consentito alle persone di trovare alloggio temporaneo nei pressi delle loro abitazioni. Ma poi la ricostruzione passa per una conoscenza del territorio e delle sue peculiarità”.
Il progetto di legge regionale
E proprio questa conoscenza è lo strumento che Pirozzi sta usando dal marzo scorso, da quando è stato eletto in Consiglio regionale, per agire in ambito legislativo. Ha presentato una proposta di legge ad hoc, riguardante “norme in materia di prevenzione e riduzione del rischio sismico” nonché “disposizioni per la semplificazione degli interventi di ricostruzione” nelle aree colpite dal terremoto del 2016. Pirozzi la descrive così: “Cerchiamo di intervenire, per ciò che è di competenza della Regione, partendo da tre pilastri: priorità, prevenzione, differenziazione”. È in particolare questo terzo concetto che riecheggia nella sua spiegazione. “C’è un cratere troppo esteso – afferma – di 139 comuni, che comprende anche quelli che hanno avuto soltanto lesioni: è giusto che abbiano gli interventi idonei, ma è anche giusto che vengano adottate misure straordinarie per i comuni che hanno avuto distruzioni”. Tempi per l’approvazione? “Il 28 e il 29 agosto – spiega Pirozzi – scade il tempo per gli emendamenti e i subementamenti, poi il testo torna nella Commissione che presiedo che ho convocato per il 4 settembre: dai capigruppo mi è stata data assicurazione che il voto verrà calendarizzato il prima possibile, dunque l’auspicio realistico è che si arrivi all’approvazione entro la fine di settembre”.
La richiesta al Governo
Resta tuttavia necessario che si intervenga anche in Parlamento. A giugno Pirozzi ha incontrato ad Amatrice il primo ministro Giuseppe Conte. “Il nuovo governo si è insediato ieri – commenta con un’iperbole l’ex sindaco -, si sta rendendo conto dei ritardi che si sono accumulati e ora dimostra la volontà di fare un cambio di passo”. Di che tipo? Pirozzi confida che sia data priorità d’intervento ai 40 comuni distrutti dal sisma, poi che “venga prorogato il tempo dello stato d’emergenza” e che “si preveda un sostegno economico” alle attività commerciali sul territorio che ora “si reggono solo grazie alla solidarietà”. Nel luglio scorso Pirozzi si è posizionato su una ideale barricata fuori Palazzo Chigi, perché nella legge di stabilità del dicembre scorso era stata inserita una norma che “richiede alla Protezione Civile di valutare un eventuale esproprio dei terreni su cui risiedono le strutture abitative d’emergenza (Sae)”. La sua idea, invece, è quella che, finita l’emergenza, quei terreni possano essere riconsegnati alla loro funzione agricola, senza il rischio che venga loro assegnata una nuova destinazione d'uso. Ma la norma ora – dice – “è stata bloccata, perché sarebbe stata una follia”.
Pirozzi commissario per la Ricostruzione?
La voce di Pirozzi, dunque, si è fatta sentire e ha sortito risultati. Quella stessa voce, un domani, potrebbe risuonare direttamente nei corridoi del Governo. Il suo nome, infatti, circola come prossimo commissario straordinario per la Ricostruzione, ruolo oggi ricoperto da Paola De Micheli (Pd). L’ex sindaco però scrolla le spalle: “Non ho ambizioni personali, svolgo il mio lavoro in commissione regionale e mi auguro solo che vengano fatte le scelte giuste introducendo il criterio della differenziazione: la gestione del post-sisma è come un pronto soccorso, dove tuttavia al momento non sono ancora previsti codici che diano priorità d’accesso ai malati più gravi”. Ma qualche esponente di Governo lo ha chiamato per sondare la sua disponibilità? Pirozzi è evasivo: “Ora non mi interessa pensarci, il mio pensiero è fisso sull’approvazione della legge regionale”. Dalle leggi, del resto, passa anche il futuro dei territori colpiti dal sisma. “Ci sarà un futuro, si ricomporrà il tessuto sociale – spiega -, se avverranno interventi di sostegno economico e se si velocizzerà la ricostruzione”. E il popolo amatriciano, come vive questa attesa? “È un popolo radicato nella propria terra – racconta Pirozzi -, che alterna momenti di fiducia a fasi di sconforto”. E – aggiunge – “il dovere di chi ha ruoli istituzionali è fare in modo che restino solo i motivi per far prevalere la fiducia”. L'imperativo è guardare al futuro. Ma oggi, almeno, lo sguardo non può che volgersi al passato.