Il palazzo dell’episcopio della Chiesa greco-cattolica nella città romena di Oradea. Il vescovo Virgil Bercea ha commentato: “Tutta la città è provata ma unita nel dolore. Sono state le lacrime a spegnere le fiamme”. Il palazzo tornò in uso alla comunità nel 2005 nell'ambito della restituzione dei beni ecclesiastici dopo la fine del regime comunista. Le fiamme sono iniziate in mattinata ed hanno richiesto l'intervento immediato dei pompieri che però non è stato sufficiente ad arginare i danni.
Il palazzo
Il palazzo era in stile barocco e risale alla seconda metà del XVIII secolo, voluto da Maria Teresa, imperatrice d'Austria. Era stato sottratto alla Chiesa greco-cattolica dopo la decisione di Stalin di ordinare la transizione coatta all'ortodossia dei cattolici di rito bizantino. Da allora, l'edificio ha ospitato la Scuola di Arti e poi la Biblioteca della regione di Bihor fino al 2005.
Aiuto ecumenico
Il vescovo Virgil Bercea ha voluto ricordare il supporto ricevuto dalle istituzioni e dai fedeli delle altre confessioni: ortodossi, protestanti, cattolici di rito romano ma anche ebrei. “Mi hanno aiutato in una maniera fantastica” ha dichiarato il presule.
Lo stato dell'edificio
Il palazzo si trovava in ristrutturazione ed al suo interno viveva soltanto un sacerdote che è riuscito ad uscire in tempo e non ha riportato ferite. Sulle cause dell'incendio, il vescovo ha chiarito: “C’è una commissione dello Stato. Non si può entrare dentro per il momento. Non sappiamo. Dentro si lavorava perché c’era in corso il restauro. Grazie a Dio non c’erano mobili, libri e altri documenti. E’ crollato il tetto, anche il solaio del primo piano. Cosa è successo: una mano dolosa? Non lo sappiamo“.
Simbolo
L'edificio viene considerato un simbolo della città da tutta la popolazione che ha vissuto con dolore questo disastro. “Il palazzo – ha dichiarato il vescovo Bercea – era un simbolo della città, tutta la gente di Oradea sente che è suo. Certo, è nostro, dei greco-cattolici, ma è della città di Oradea e vedo che tutti lo sentono così. E’ un dramma, ma un dramma della nostra Chiesa, un dramma della nostra città. Vedo che tutta la gente lo sente come un proprio dramma”.