Il ministro dell'Interno olandese, Mark Harbers, ha scritto una lettera al commissario agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, per denunciare la mancata registrazione e i movimenti secondari di migranti da Italia, Grecia e Germania, che mettono a rischio l'Europa senza controlli alle frontiere di Schengen. Secondo il governo dell'Aia, tra luglio 2015 e settembre 2018 poco più del 50% dei richiedenti asilo che sono arrivati in Olanda non erano stati registrati nei Paesi di primo ingresso. Lo scorso agosto il dato è stato del 48%. Per il ministro Harbers – come riferisce l'Agi – questi numeri sono “sorprendentemente alti”.
Oggetto della critica olandese sono i movimenti secondari dei migranti che sono stati registrati nei Paesi di primo ingresso, ma poi si trasferiti in altri Stati membri, in violazione delle regole di Dublino. Tra gennaio e agosto 2018, il 22% dei migranti arrivati in Olanda erano stati precedentemente registrati in Italia, il 19% in Germania, l'11% in Grecia. Nel caso dell'Italia la maggioranza (55%) sono migranti illegali, mentre per la Germania si tratta prevalentemente di richiedenti asilo (quasi il 100%). La lettera di Habers denuncia che l'attuale sistema permette ai migranti di scegliere lo Stato membro nel quale vogliono ottenere protezione internazionale (il cosiddetto “shopping dell'asilo”). In questo modo si incoraggiano gli altri Stati membri a reintrodurre i controlli alle frontiere interne di Schengen e a concludere accordi bilaterali per gestire i movimenti secondari, portando a una “ri-nazionalizzazione” delle politiche migratorie, ha scritto il ministro olandese. L'auspicio dell'Olanda è che l'Europa trovi una “soluzione strutturale” alla questione. L'Olanda si dice anche pronta a lavorare per mettere in pratica il concetto di “centri sorvegliati” fornendo assistenza tecnica o attraverso un progetto pilota. Il governo dell'Aja sostiene comunque la richiesta dell'Italia di maggiore solidarietà in termini di ricollocamenti dei richiedenti asilo. In caso di afflusso massiccio, c'è un peso “sproporzionato” sugli Stati membri di primo ingresso, ha scritto Harbers.