Su internet girano petizioni d'ogni tipo, che abbracciano l'intero scibile delle realtà sociali. Ce n'è una in particolare, tuttavia, che in tempi di diffuso scetticismo nei confronti dell'Unione europea e di riverbero del sovranismo e di antiche questioni nazionali, sta facendo discutere gli utenti. Si tratta di una raccolta di firme pubblicata su “Petizione Pubblica” che chiede all'Italia di far valere le proprie ragioni in sede Ue per ottenere la restituzione della Corsica dalla Francia.
La questione con Genova
Il testo pubblicato sul sito recita: “Il governo italiano non paghi i contributi all'Unione europea, se la Francia non restituirà la Corsica all'Italia, in applicazione all'art. 4 del Trattato di Versailles del 1768, che prevedeva il mantenimento della sovranità giuridica da parte della Serenissima Repubblica di Genova, le cui pertinenze giuridiche sono state ereditate dalla Repubblica Italiana”. Per inciso: la Corsica non ha mai fatto parte dell'Italia, piuttosto ci fu un'occupazione dell'esercito italiano dell'isola durante la seconda guerra mondiale. La Corsica apparteneva però alla Serenissima Repubblica di Genova, le cui competenze giuridiche, come rileva il testo della petizione, sarebbero passate alla Repubblica Italiana. C'è dell'altro. Come riferisce Agenzia Stampa Italia, la cessione dell'isola alla Francia da parte di Genova “non sarebbe mai stato registrato all'Onu, come anche quello del 24 marzo 1860 del passaggio di Nizza e della Savoia alla Francia”. Sui social molti utenti sostengono che, “secondo l'interpretazione data al concetto di 'sovranità' francese sull'isola negli articoli 3 e 4 del Trattato di Versailles del 1768, essa sarebbe equivalente non al concetto di 'proprietà', ma, bensì di 'possesso' nel diritto civile”. Tra l'altro – prosegue il pezzo – “con l'art. 4 del Trattato di Versailles, la Serenissima Repubblica di Genova si sarebbe riservata il diritto di rientrare in possesso dell'isola non appena fosse stata in grado di pagare i debiti alla Francia”.
L'indipendentismo corso
La volontà d'indipendenza dalla Francia da parte di gran parte del popolo corso affonda le radici nei secoli. E' per questo che, fin dal primo dopoguerra, Parigi inviò nell'isola circa 15mila “pieds-noirs” provenienti dal Nord Africa, la scelta fu interpretata come un tentativo di colonizzazione da parte francese, tant'è che non mancarono episodi di tafferugli provocati dai nazionalisti corsi. Nei decenni successivi si sono susseguiti tentativi di dare una forma partitica alle rivendicazioni indipendentiste dei corsi, con alterni risultati. Solo nel 1991 la Francia concesse una maggiore autonomia all'isola, ma restano questioni irrisolte: nelle scuole della Corsica, ad esempio, il corso non è una lingua obbligatoria, come non è la lingua ufficiale nei documenti della pubblica amminstrazione. Come spiega Agenzia Stampa Italia, la questione potrebbe però riaprirsi: “L'annessione della Corsica alla Francia – si legge – non sarebbe regolare dal punto di vista del diritto internazionale, poiché non sarebbe comunque sia mai stata ratificata da un referendum popolare (plebiscito), a cui oggi potrebbero ricorrere invece i Corsi per dichiarare l'indipendenza della loro terra dalla Repubblica Francese, ricorrendo magari prima alla Corte Costituzionale di Parigi, o addirittura rivolgendosi alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, ad esempio tramite il governo italiano che potrebbe essere interessato e legittimato a farlo, in quanto 'de iure' 'proprietario' dell'isola, secondo l'interpretazione data al Trattato di Versailles del 1768″.