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Papa Francesco: “Le differenze non diventino divisioni”

Nel terzo giorno del suo viaggio apostolico nei Paesi Baltici, Papa Francesco ha visitato la cattedrale luterana di Rigas Doms, nella capitale lettone. Il Santo Padre ha partecipato alla preghiera ecumenica con l'arcivescovo luterano Zbigņevs Stankevičs ed il metropolita ortodosso Aleksandrs. Il Papa ha detto che la strada possibile dell'ecumenismo la indica la sofferenza dei fratelli più deboli. Prendendo a pretesto la presenza nell'edificio di un antico organo tra i più belli d'Europa, Papa Francesco ha ricordato che i cristiani non devono smettere di far risuonare la musica del Vangelo nelle strade. 

La fede non deve diventare oggetto da museo

Il Santo Padre ha parlato della necessità di diventare “artigiani di unità tra la nostra gente” affinchè “le differenze non diventino divisioni“. Per riflettere sul pericolo che la fede diventi un aspetto chiuso nella vita di chi crede, Papa Francesco si è servito di un suggestivo paragone con l'organo della cattedrale di Riga: “Al momento dell'inaugurazione era il più grande d'Europa, quindi, possiamo immaginare come ha accompagnato l'immaginazione di tutti coloro i quali lo hanno potuto ascoltare ed è stato strumento di Dio e degli uomini per elevare i cuori”. Oggigiorno, però, ha sottolineato il Santo Padre, il prezioso strumento musicale viene visitato dai turisti che lo guardano più come un'attrazione da museo: E' facile, ha detto il Papa, “passare da residenti a turisti. Fare di ciò che ci identifica un oggetto del passato, un'attrazione turistica e da museo che ricorda le gesta di un tempo, di alto valore storico , ma che ha cessato di far vibrare il cuore di chi lo ascolta“. Il Santo Padre ha osservato: “Con la fede può succedere la stessa cosa; possiamo smettere di sentirci cristiani residenti per diventare dei turisti. Potremmo affermare – ha aggiunto il Papa – che tutta la tradizione cristiana può subire la  stessa sorte; finire come un oggetto del passato che chiuso nelle pareti delle nostre chiese smette di ispirare il cuore e la vita di chi la ascolta”.

La musica del Vangelo 

Un rischio da cui il Papa ha voluto mettere in guardia i presenti: “Come afferma il Vangelo, tuttavia, la nostra fede non è destinata ad essere nascosta ma a risuonare in diversi settori della società perchè tutti possano contemplare la sua bellezza ed essere illuminati dalla sua luce”. Papa Francesco ha fatto notare che “Se la musica del Vangelo smette di essere seguita nella nostra vita e diventa una bella partitura del passato non saprà rompere più le monotonie che ostacolano la speranza“. “Se la musica del Vangelo – ha continuato Francesco – smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia e la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre ritrovati”. “Se la musica del Vangelo – ha aggiunto – smette di suonare avremo perso i suoni che conducono la nostra vita al cielo trincerandoci nella solitudine e nell'isolamento“.

La via dell'ecumenismo

Il Papa ha poi voluto sottolineare il carattere ecumenico dell'incontro di oggi:  “Nella croce, nella sofferenza di tanti anziani, giovani e bambini esposti alla mancanza di opportunità e alla solitudine troviamo la via dell'ecumenismo. Gesù non smette di implorare che tutti siano uno“. Un richiamo per tutti i cristiani: “La missione continua a reclamare l'unità, esige di smettere di guardare alle ferite del passato“. La paura di vivere in un periodo complicato deve costituire uno stimolo ad avere coraggio: “La musica del Vangelo non cessi di suonare nelle nostre piazze. Alcuni possono dire che sono tempi difficili quelli che viviamo, altri possono pensare che nelle nostre società i cristiani hanno sempre meno margine di azione e di influenza a causa di innumerevoli fattori come il secolarismo e le logiche individualiste“. “Questo – ha detto il Papa – non può portare ad un atteggiamento di chiusura, di difesa, di rassegnazione”.

La freschezza del Vangelo

Il Santo Padre ha fatto poi un accenno alle persecuzioni subite da tanti cristiani nel giro del mondo per la loro fedeltà a Cristo: “Non sono tempi facili soprattutto per tanti nostri fratelli che vivono sulla loro pelle l'esilio e il martirio a causa della loro fede. L'unità a cui il Signore ci chiama è un'unità sempre in chiave missionaria che ci chiede di uscire e raggiungere il cuore della nostra gente e delle culture della società post-moderna in cui viviamo”. Papa Francesco ha indicato la via attraverso cui portare a compimento questo compito: “Questa missione ecumenica riusciremo a realizzarla se riusciremo a impregnare nello spirito di Cristo che è capace di rompere gli schemi noiosi in cui pretendiamo di imprigionarLo e Lui ci soprende con la Sua creativià divina”. Il Papa ha concluso il suo discorso con un'esortazione ad abbeverarsi alla fonte delle Scritture: “Ogni volta che torniamo alla fonte e recuperiamo la freschezza originaria del Vangelo, spuntano nuove strade, segni più eloquenti, parole più cariche di significato per il mondo attuale“. “Continui – ha ripetuto il Santo Padre – a suonare la musica del Vangelo in mezzo a noi. Non cessi di risuonare ciò che permette al nostro cuore di continuare a tendere la vita piena  a cui il Signore tutti ci chiama ad essere missionari in mezzo al mondo in cui viviamo”.

La visita alla cattedrale cattolica

Al termine della preghiera ecumenica, Papa Francesco si è trasferito poi nella cattedrale cattolica di San Giacomo dove ha esortato i cattolici della Lettonia alla costanza e alla pazienza. “Difendete – ha detto il Papa – le radici perchè i giovani capiscano che tutto ciò che è fiorito vive di ciò che sta sotto l'albero“. Rivolgendosi ai cattolici lettoni, il Santo Padre ha voluto sottolineare la loro testimonianza di fede nel corso del Novecento: “Siete stati sottoposti – ha detto Francesco con riferimento alle guerre e alle diverse occupazioni subite – ad ogni sorta di prova ma nè il regime nazista nè quello sovietico hanno spento la fede nei vostri cuori“. Prendendo spunto dall'iscrizione del pulpito, il Santo Padre ha poi concluso: “Il cuore duro è quello che perde la gioia della novità di Dio, rinuncia alla giovinezza di spirito. Ma ricordatevi, fino alla fine, è buono il Signore”.

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