Ci sarebbe del disinteresse, quando non addirittura un vero e proprio rifiuto nei confronti dei treni carichi di malati diretti a Lourdes. Almeno questa è la denuncia di mons. Paolo Angelino, presidente generale Oftal (Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes), in una lettera inviata al Corriere della Sera. All'inizio della lettera il presule racconta un fatto avvenuto di recente alla Scalo San Cristoforo, a Milano: i malati gravi provenienti da Lourdes sono rimasti in attesa della manovra per entrare in stazione per un'ora. “Una scena che si ripete ormai da diversi anni e che si assomma a tempi di viaggio intollerabili”, scrive.
“Le responsabilità, è bene dirlo, sono equamente ripartite tra ferrovie italiane e francesi”, precisa. E aggiunge: “I tempi di percorrenza tra Milano e Lourdes (giusto a titolo d’esempio) potrebbero essere di 15/16 ore (come è stato sino agli anni 2007/2008). Oggi ammontano a circa 25-26 ore. Stiamo parlando, ripeto, di treni che ospitano malati, spesso allettati, che escono per una volta sola all’anno dai loro istituti e ricoveri e che si trovano a dover affrontare un viaggio impossibile”. Mons. Angelino ci tiene poi a rilevare che questi treni vengono pagati sino all'ultimo centesimo, giustamente, dalle associazioni. “Ma ormai – prosegue – hanno meno importanza dei carri merci. Spesso vengono fermati per ore e ore senza motivazione in sperdute stazioni francesi — l’ultimo treno è stato fermo tre ore ad Avignone —, quasi dimenticati e in alcuni casi è dovuta intervenire anche la Protezione Civile francese”.
La situazione non è nuova. Il presidente di Oftal spiega che “negli anni — anche grazie alla buona volontà di alcuni parlamentari — sono state avanzate interrogazioni per cercare di risolvere questa annosa situazione. Nulla è stato ottenuto. Dalla Francia un autentico muro di gomma con motivazioni che spesso appaiono risibili, come ad esempio un continuo ammodernamento della rete. La verità è che questi viaggi della speranza vengono ormai platealmente boicottati e resi sempre più impossibili. Questo settore di viaggi viene considerato forse solo un peso e un costo. Colpisce la mancanza di sensibilità e comprensione delle persone che viaggiano su quei convogli: i più deboli, i più indifesi, gli ammalati“. La riflessione del presule poi aggiunge: “Nell’Europa dei diritti tutto questo suona come uno sfregio alla libera circolazione delle persone. Ci auguriamo che questo sia l’ultimo anno di disagi e angherie. Ci auguriamo che da parte delle autorità politiche italiane e francesi venga posta una soluzione: non si chiedono sconti o vantaggi. Solo di tornare a tempi di percorrenza degni di questo nome. Ci vuole solo un po’ di umanità e di piena consapevolezza delle persone che vengono accompagnate a Lourdes dai nostri volontari: gli ultimi“.