Non bastava lo scontro con l'Unione europea, nel dibattito sulla Manovra approvata in Consiglio dei ministri si inserisce a gamba tesa anche il Fmi. Da Washington arriva un messaggio a Palazzo Chigi: le stime sulla crescita del Pil italiano vengono riviste al ribasso, l'Italia deve seguire pedissequamente i dettami dell'Ue ed ancora, entrando nel dettaglio, il Governo non deve toccare legge Fornero e Jobs Act.
Stime al ribasso
Secondo il Fmi, il pil italiano crescerà dell’1,2% nel 2018 e dell’1,0% nel 2019 dopo il +1,5% del 2017. Il Fondo monetario lascia così invariate le stime di crescita rispetto all’aggiornamento del World Economic Outlook di luglio. Rispetto ad aprile 2018, invece, le stime sono state riviste al ribasso di 0,3 punti percentuali per quest’anno e di 0,1 punti per il prossimo. La revisione al ribasso rispetto ad aprile è legata al ”deterioramento della domanda esterna e interna e all’incertezza sull’agenda del nuovo governo”.
Preservare legge Fornero e Jobs Act
E al Governo il Fmi chiede in modo molto preciso, prima ancora che di fare iniziative, di evitarne. Secondo gli economisti del Fondo monetario, bisognerebbe preservare la legge Fornero e il Jobs Act. In Italia – si legge nel rapporto – “bisognerebbe mantenere le riforme su pensioni e mercato del lavoro e si dovrebbero perseguire ulteriori misure, come il decentramento della contrattazione per allineare i salari con la produttività del lavoro a livello aziendale“. E ancora: Secondo l’Fmi i paesi dell’area euro con “limitati spazi fiscali come Francia, Italia e Spagna dovrebbero sfruttare questo periodo di crescita e di politiche monetarie accomodanti per ricostituire i cuscinetti fiscali che aiuterebbero ad alleviare le tensioni bancarie e quelle legate al debito pubblico”. Intervenuto in conferenza stampa, Maurice Obstfeld, capoeconomista uscente del Fondo, rileva quindi che “è importante che il governo operi nel contesto delle regole europee“.
L'avviso
Nel testo del Fmi si legge anche che “le recenti difficoltà nel formare un governo in Italia e la possibilità di un rovesciamento delle riforme o l’attuazione di politiche che potrebbero danneggiare la sostenibilità del debito hanno innescato un aumento degli spread”. Il Fondo monetario sottolinea in via generale come l’incertezza politica e sulle politiche “potrebbe scoraggiare gli investimenti privati e indebolire l’attività economica in diversi paesi, aumentando la possibilità di riforme più lente o significativi cambi negli obiettivi”.