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“Guerra” dell'Europa al Made in Italy?

Gli italiani sono patriottici, almeno sul cibo. Pensano che il nostro sia migliore e che le politiche dell'Unione europea non lo favoriscano, tutt'altro. E' quanto emerge dall'indagine di Coldiretti/Ixè “Gli italiani e l’Europa nel 2018” presentato al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Il 63% degli italiani pensa che il cibo Made in Italy venga penalizzato dalle politiche dell'Ue. E il 43% ritiene che le politiche di Bruxelles siano orientate dai Paesi più forti. Tanto da arrivare a chiedere (lo fa il 45% degli italiani) i dazi per difendere il made in Italy a tavola rispetto ai rischi legati al commercio internazionale.

Sì ai dazi

Quasi un italiano su due, dunque, è favorevole ai dazi. Tra le motivazioni di chi è favorevole alla loro introduzione — si legge nella nota di Coldiretti/Ixè — il 56% indica la necessità di combattere la concorrenza sleale di quei Paesi che producono a minor costo, che supera di poco la convinzione che occorra penalizzare gli Stati che non rispettano le nostre stesse regole in materia di tutela ambientale e di rispetto dei diritti del lavoro (53%). A ruota segue la voglia di valorizzare i prodotti dei proprio Paese (31%) ma tra le ragioni del sì ai dazi c’è anche il fatto di non fidarsi dei prodotti stranieri. Nel caso delle nazioni che fanno concorrenza sleale ai prodotti italiani sfruttando ambiente e lavoratori — notano Coldiretti/Ixè — un 28% degli italiani chiede addirittura l’applicazione di dazi molto elevati. Un caso citato nel rapporto è quello del riso della Birmania espropriato alla minoranza musulmana dei rohingya. Così il Paese asiatico è tra i principali fornitori di riso all'Italia. “L’Unione europea – chiede la Coldiretti – deve invece ora avanzare spedita nella procedura per la rimozione del regime Eba (esente da dazi, ndr) a Cambogia e Birmania”.

Prodotti “avvelenati”

E proprio il mancato rispetto delle regole italiane nel campo della tutela ambientale e dei diritti dei lavoratori è sottolineato dal rapporto Coldiretti. Tanti sono i prodotti che partono da Asia, Africa e Sud America dopo essere stati raccolti da minori o da agricoltori sfruttati per giungere sulle nostre tavole. C'è poi un numero considerevole di prodotti commercializzati in Italia che rappresentano un pericolo per la salute in quanto invasi di prodotti chimici vietati in Italia e in Europa. E’ ad esempio il caso dei pesticidi utilizzati per le banane coltivate in Equador e per l’ananas del Costarica che rappresentano rispettivamente circa la metà e il 90% del consumo dello specifico frutto consumato in Italia. Il problema è evidente anche per i prodotti in arrivo dal continente asiatico come il pesce ed i molluschi dal Vietnam contaminati da metalli pesanti o i pistacchi dall’Iran con un contenuto in aflatossine cancerogene spesso sopra il limiti, lo stesso problema delle nocciole e dei fichi secchi provenienti dalla Turchia secondo il Rapporto del Rassf il sistema di allerta rapido dell’Unione Europea. E nel continente africano a rischio sono tra l’altro le fragole dell’Egitto che sono indicate dall’Autorità Europea della Sicurezza Alimentare (Efsa) tra i cibi più contaminati per residui chimici.

 

La petizione

Per questo il 43% degli italiani chiede di bloccare le importazioni da quei Paesi che non rispettano le regole, secondo il sondaggio Coldiretti/Ixè. Così da Cernobbio la Coldiretti ha lanciato la petizione europea “Mangia originale, smaschera il tuo cibo” per chiedere a Bruxelles di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti europei. “Dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza”, ha spiegato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, sottolineando che “il 42% degli italiani è disponibile a pagare oltre il 10% in più pur di avere garantita l’origine made in Italy”.

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