Apoco meno di un mese dalla rottura ufficiale tra il Patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli sulla questione ucraina, il metropolita Hilarion, “ministro degli esteri” della Chiesa russa, è tornato a parlare della divisione nel mondo ortodosso. Lo ha fatto con una lunga intervista al quotidiano serbo “Politika”.
L'accusa a Costantinopoli
Il responsabile del Dipartimento per le relazioni esterne ha definito la decisione del Sinodo del Patriarcato ecumenico di riconoscere l'autocefalia della Chiesa ortodossa d'Ucraina “una flagrante violazione della legge ecclesiastica” finalizzata “alla legalizzazione dei dissidenti e all'invasione del territorio canonico del Patriarcato di Mosca“. “Entrando in comunicazione con gli scismatici – ha detto al giornalista serbo, spiegando il suo punto di vista – (il Patriarcato ecumenico, ndr) è entrata in scisma. Siamo stati costretti a rompere con la Chiesa di Costantinopoli, con profondo dolore, obbedendo ai sacri canoni”.
Primato travisato
Il metropolita ha criticato le decisioni prese al Sinodo dell'11 ottobre, affermando: “Il Patriarca di Costantinopoli, che per secoli ha occupato tra i Primati delle Chiese ortodosse locali il primo posto tra pari, ora pretende di diventare 'il primo senza eguali', un arbitro che si ritiene autorizzato a interferire negli affari interni delle Chiese ortodosse locali, regolando individualmente l'uso di qualsiasi norma canonica in esse”. Un cambiamento che la Chiesa russa non è disposta ad accettare, come dimostrato dalle contromisure prese durante il suo Sinodo del 15 ottobre scorso. Secondo Hilarion, il Patriarca di Costantinopoli non è più nelle condizioni di presiedere il Consiglio pan-ortodosso e ne ha spiegato le ragioni così: “Può presiedere(…) se i problemi più importanti nel mondo ortodosso sono connessi proprio con la sua attività anti canonica? Penso che la risposta negativa a questa domanda sia ovvia“. Poi un'affermazione dalla portata storica che conferma la decisione insindacabile presa dal Sinodo della Chiesa moscovita: “Il ruolo di coordinamento del Trono di Costantinopoli nel mondo ortodosso, che, sebbene non senza difficoltà, è stato tuttavia portato avanti durante la seconda metà del XX secolo, non può più essere esercitato da esso”.
Le ripercussioni dell'autocefalia
Optando per il riconoscimento dell'autocefalia nella questione ucraina, Bartolomeo I, secondo il parere del metropolita di Volokolamsk, avrebbe scelto la strada dell'autodistruzione per il Patriarcato ecumenico. Questa l'opinione espressa da Hilarion che ha poi confessato di temere che in Ucraina possano ora verificarsi episodi di espropri di edifici di culto e di violenza contro i sacerdoti fedeli al Patriarca di Mosca. Tuttavia, egli ha confermato che la Chiesa russa “sta pregando affinché il popolo di Dio in Ucraina, con l'aiuto del Signore stesso, possa resistere a questi tempi difficili e preservare l'unità spirituale“. L'intervista al braccio destro di Kirill è andata avanti con un chiarimento sul concetto di primato rivendicato dal Patriarca di Costantinopoli: “Non è il primato del potere, ma il primato dell'onore, che non gli conferisce diritti speciali nel territorio canonico di altre Chiese locali“. A sostegno di questa tesi, Hilarion ha ricordato che “nel 1993 fu raggiunta una decisione ortodossa che la dichiarazione di autocefalia è possibile solo con l'approvazione di tutte le Chiese ortodosse locali“. Il “ministro degli esteri” del Patriarcato ha anche rivendicato: “La nostra Chiesa non ha mai abbandonato gli sforzi sui principi canonici per sanare la divisione in Ucraina ispirata dalle autorità”. Un atteggiamento, secondo Hilarion, che si contrapporrebbe a quello del Patriarcato ecumenico: ” Le azioni intraprese da Costantinopoli – si è chiesto retoricamente – portano all'obiettivo dichiarato; la guarigione di questa ferita? Ovviamente no. Al contrario, hanno lo scopo di dividere su una scala panortodossa“.
Le implicazioni politiche
Nella sua interessante intervista a “Politika”, Hilarion non ha nascosto di considerare il riconoscimento dell'autocefalia della Chiesa ucraina come un'operazione principalmente politica: “Non c'è dubbio che – ha affermato il religioso russo – la creazione di un'unica chiesa ucraina autocefala non è un progetto di chiesa, ma un progetto politico. Pertanto, le azioni per la sua attuazione sono intraprese precisamente in base ad una linea politica”. D'altra parte, secondo Hilarion, “è impossibile non notare che la principale forza attiva nell'attuazione del progetto 'autocefalia' è stata il presidente ucraino Petro Poroshenko, che lo sta promuovendo in preparazione delle elezioni previste per il prossimo anno. Inoltre, l'idea di scalzare gli ortodossi ucraini dalla Chiesa russa trova un forte sostegno in certi ambienti dell'establishment americano, che considerano l'ortodossia una sfida all'ordine mondiale formato sotto la loro guida”. Il rappresentante del Patriarcato di Mosca ha condannato quella che ritiene un'invasione di campo sul terreno religioso da parte della politica: “Le autorità secolari non hanno il diritto di (…) strappare la Chiesa in Ucraina dall'unità spirituale con il Patriarcato di Mosca“. “Allo stesso tempo – ha aggiunto Hilarion – vorrei ricordare che la Chiesa ortodossa ucraina ha completa indipendenza nei suoi affari interni. Le circostanze politiche possono cambiare e la struttura canonica della Chiesa non dovrebbe dipendere dalla volontà di queste”. Il “ministro degli esteri” del Patriarcato di Mosca, quindi, ha voluto mettere in evidenza la presunta contraddizione delle autorità secolari che, da un lato difendono “il principio della separazione delle organizzazioni religiose dal potere statale“, dall'altra però vorrebbero – secondo lui – decidere come organizzare la Chiesa ortodossa in Ucraina.