Sarebbero fra le tredici e le ventisei le basi missilistiche non dichiarate dalla Corea del Nord. Lo sostiene uno studio pubblicato oggi dal programma Beyond Parallel del Center for Strategic and International Studies, uno dei maggiori think-tank di Washington, che dà corpo alle informazioni già da tempo in possesso dell'intelligence Usa.
Lo studio
Il rapporto, citato dal New York Times e che mostra recenti immagini satellitari, è stato redatti da studiosi guidati da Victor Cha, uno dei maggiori esperti della questione coreana che lo scorso anno l'amministrazione guidata da Donald Trump voleva come ambasciatore statunitense in Corea del Sud, prima che sorgessero divergenze tra lo stesso Cha e la diplomazia Usa sulla gestione dei rapporti con Kim.
I test
Da quasi un anno Pyongyang ha interrotto i test missilistici: l'ultimo risale al 29 novembre scorso, quando il regime ha testato l'ultimo ritrovato della sua tecnologia, lo Hwasong-15, in grado di colpire l'intero territorio statunitense con una testata nucleare, secondo quanto proclamato dalla Nord Corea. L'interruzione dei lanci è stata salutata più volte come una vittoria da parte del presidente Usa anche se diversi esperti nutrono dubbi sull'effettivo stop di Pyongyang al programma di produzione di materiale nucleare: gli stessi media nordcoreani il mese scorso avevano definito la centrale di Yongbyon una struttura “chiave” dello sviluppo del programma nucleare del regime.
Minaccia fantasma
Le basi non dichiarate, secondo lo studio del Csis, “possono essere usate per tutte le classi di missili balistici, da quelli a corto raggio fino a quelli intercontinentali”; una di queste, quella di Sakkanmol, sorge non lontana dal confine con il Sud e dalle truppe statunitensi stanziate al confine tra i due Paesi.
Per tutte queste strutture il destino è quello di essere smantellate nel caso di un accordo definitivo tra Stati Uniti e Corea del Nord sulla denuclearizzazione della penisola coreana, anche se chi ha condotto lo studio nutre dubbi a riguardo. “Queste basi non sono state congelate“, ha detto Cha in un'intervista, “il lavoro continua. Quello di cui tutti sono preoccupati è che Trump accetti un cattivo accordo. Ci danno un solo sito di test e lo smantellamento di poche altre cose e in cambio ottengono un accordo di pace” che porrebbe formalmente fine alla guerra di Corea, terminata nel 1953 solo con un armistizio. Un cattivo accordo non servirebbe a neutralizzare la minaccia delle armi nucleari di Pyongyang, con l'aggravante, secondo Joseph Bermudez Jr., co-autore della ricerca assieme a Cha e a Lisa Collins, ricercatrice del Csis, che “qualsiasi missile in ognuna di queste basi è in grado di portare una testata nucleare“.