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Appello alla Raggi: “Si mobiliti per Asia Bibi”

Un segno della croce sotto la statua di Marco Aurelio. È con un gesto eloquente, apparentemente libero, che i partecipanti al presidio di solidarietà nei confronti di Asia Bibi si sono congedati dalla piazza del Campidoglio. Alle loro spalle, il Palazzo Senatorio, sede dell’amministrazione di Roma. È proprio a chi è all’interno di quell’edificio che CitizenGo, la piattaforma che ha organizzato l’iniziativa, si rivolge per chiedere un atto di solidarietà della Città Santa nei confronti di una cristiana pachistana assolta dall’accusa di blasfemia – che avrebbe potuto condurla al patibolo -, ma ancora impossibilitata ad uscire dal Paese perché la Corte ha accolto la richiesta di ricorso inoltrata dai fondamentalisti islamici.

La “N” di nasarah

Circa un centinaio di persone si è radunato dietro lo striscione con la scritta “Siamo tutti Asia Bibi”. Oltre alle bandiere e agli stendardi delle associazioni partecipanti (gli organizzatori di CitizenGo, ProVita Onlus, Allenza Evangelica Italiana, Nova Civilitas), spiccavano – sfondo nero con segno giallo – le “N” dell’alfabeto arabo, che i miliziani dell’Isis nei territori occupati dipingevano fuori dalle abitazioni dei cristiani: la “n” è infatti l’iniziale di nasarah, ovvero nazareno, il termine con cui vengono designati i cristiani nel Corano. La “N” araba è diventata dunque un segno di identità da manifestare pubblicamente malgrado le persecuzioni. In Medio Oriente, ma anche in Europa.

Nel corso del suo intervento Filippo Savarese, direttore di CitizenGo Italia, ha puntato l’indice verso un Occidente incapace di mobilitarsi concretamente in favore di Asia Bibi, proprio perché – la sua osservazione – “ha perso la sua anima cristiana” e rischia di “non essere più una casa sicura per i cristiani perseguitati”. Savarese ha detto che Asia Bibi è attualmente prigioniera “tra terroristi e terrorizzati”, i primi sono quanti “in Pakistan chiedono la sua morte e premono sul Governo”, i secondi “i Governi europei che non concedono asilo politico ad Asia Bibi per paura di ritorsioni” da parte del terrorismo islamico.

Una via per Asia Bibi

Intervistato da In Terris, Savarese ha spiegato che CitizenGo ha chiesto formalmente all’amministrazione di Roma di esporre una foto di Asia Bibi in Campidoglio, ma non ha avuto alcuna risposta. “Ora rilanciamo – spiega – chiedendo non solo all’amministrazione, ma a tutto il consiglio comunale di lavorare perché sia dedicata quanto prima una strada ad Asia Bibi”. Il direttore di CitizenGo annuncia che saranno presenti in tutta la capitale banchetti, specie fuori le chiese, per una raccolta di firme. “Speriamo di avere il sostegno anche di M5s e Pd – afferma -, finora abbiamo avuto il consenso di Fratelli d’Italia e Lega”.

Esponenti locali di Fratelli d’Italia e Lega hanno presenziato all’iniziativa odierna. C’erano Lavinia Mennuni (FdI) e, per il Carroccio, Maurizio Politi, entrambi consiglieri comunali. Presente anche Giuseppe Scicchitano, consigliere della Lega nel II Municipio. Politi ha rilevato che “oggi c’è di nuovo un martirio dei cristiani nel mondo”, ma “finora abbiamo trovato un sindaco sordo ad un appello di civiltà” in favore della madre perseguitata in Pakistan. Ha chiamato in causa direttamente Virginia Raggi anche Toni Brandi, presidente di ProVita Onlus, che nel suo intervento ha invitato la prima cittadina a dare “la cittadinanza onoraria ad Asia Bibi”, nonchè ad offrire ospitalità a “questa testimone della persecuzione cristiana nel mondo”.

L'impegno di CitizenGo

CitizenGo segue il caso fin dagli inizi, ha organizzato collette mondiali per aiutare la famiglia e sostenere le spese legali. L’organizzazione ha prodotto anche un documentario sulla vicenda, diffuso in tutto il mondo in migliaia di copie e assunto dalla Corte Suprema come prova a favore dell’innocenza dell’imputata. In contemporanea con il presidio romano, CitizenGo ha organizzato venti iniziative simili in tutto il mondo (Washington, Nairobi, Parigi, Londra, Budapest e altrove) – spiega il direttore di CitizenGo Italia – per “chiedere alla comunità internazionale di fare pressione sul Governo pachistano affinché lasci partire Asia Bibi”. Del resto – sottolinea Savarese – “se cala l’attenzione internazionale, la bilancia rischia di pendere dalla parte del fondamentalismo islamico che vuole uccidere Asia Bibi”.

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