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Intesa, May incassa il sì del governo

E'arrivato l'ok del governo britannico alla bozza di accordo sulla Brexit con l'Ue presentato dalla premier Theresa May. Un'intesa alla quale, spiegano da Downing Street, si è arrivati “collettivamente” ma non in modo leggero, al termine di una riunione straordinaria e di “un dibattito appassionato”. Con tale accordo, ha spiegato la premier, Londra tornerà “a recuperare il controllo”, fuggendo l'alternativa di “tornare alla casella numero uno” rischiando di non attuare quanto attestato dal referendum che votò favorevolmente al divorzio dall'Ue. Un successo tutt'altro che scontato, vista l'opposizione ferma dei Lab (ai quali May ha rispedito indietro l'ipotesi di un nuovo referendum) e qualche malumore all'interno degli stessi Tories, i quali potrebbero risolversi con qualche dimissione. Secondo May, a ogni modo, quella approvata sarebbe la miglior bozza possibile tanto da convincere (per il momento) i ministri euroscettici a non perseguire la via del voto di sfiducia per la premier, ipotesi emersa durante le sei ore di dibattito.

La prova del Parlamento

“Ci sono giorni difficili davanti a noi – ha detto Theresa May al termine della riunione fiume -, ma l'accordo è nell'interesse nazionale e mantiene la promessa del referendum. Credo fermamente con la testa e il cuore che questa sia una decisione che è nell'interesse di tutto il Regno Unito”. Ora però viene il difficile, la parte forse più complicata e non che il passaggio al Consiglio dei ministri non lo fosse: lì, in Parlamento, i numeri continuano a non esserci e i primi di dicembre la Camera dei Comuni si riunirà per decretare il via libera o la bocciatura della bozza di accordo. Una partita molto complicata per May, secondo molti in rotta di collisione con il muro del Parlamento sulla sua proposta di Brexit e solo per questo “graziata” quest'oggi dallo schieramento degli euroscettici.

Cosa succede

Per quanto riguara i contenuti dell'accordo, l'occhio chiuso sull'unione doganale per il Regno Unito ha incontrato difficoltà a chiudersi anche sulle speciali clausole previste per l'Irlanda del Nord, di fatto inserita in un mercato unico con l'Unione europea dal quale, secondo i brexiteers più radicali, farebbe poi fatica a svincolarsi. A ogni modo, prima del voto del Parlamento resta superflua qualsiasi previsione: è vero che a Westminster May non ha i numeri ma è anche vero che l'eventuale naufragio dell'accordo aprirebbe scenari incerti per tutti, dal Regno Unito alla stessa Unione europea. Anche tornare al voto, in caso, non darebbe alcuna garanzia di risultati migliori.

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