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Scontro navale, arrestati i marinai ucraini

E'stato disposto l'arresto per i 24 marinai ucraini coinvolti nel caso di speronamento avvenuto nel Mar d'Azov, davanti alle coste della Crimea. A stabilirlo i tribunali di Kerch e Simferepoli, i quali hanno decretato che i marinai (fra loro ci sono anche tre feriti) resteranno in regime di custodia cautelare fino al 25 gennaio, incontrando il dissenso dell'Ucraina che, per tutta risposta, ha inviato una lettera di protesta al Ministero degli Esteri russo, lamentando il “perseguimento di iniziative legali” e affermando di aver “ribadito categoricamente ai russi di rilasciare immediatamente i cittadini ucraini catturati e assicurare il loro ritorno in patria in sicurezza”.

Dombrovskis: “Situazione inaccettabile”

Prosegue dunque la tensione sulla crisi del Mar Nero, una situazione che sta creando non pochi grattacapi ai principali organismi internazionali, primo fra tutti la Nato ma anche l'Unione europea che, con il vicepresidente della Commissione europea Vladis Dombrovskis, ha definito “inaccettabile” quanto sta accadendo e che l'Ue “non riconoscerà l'annessione della Crimea da parte della Russia”. La richiesta di rilascio dei marinai era arrivata anche dal presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, il quale ha chiesto a Mosca di rispettare la convenzione Onu sul diritto marittimo e ribadendo che “l'integrità territoriale dell'Ucraina per noi è fondamentale”.

Il confronto Lavrov-Le Drian

Durante l'incontro con il ministro degli Esteri russo, Lavrov, anche il pari ruolo francese, Le Drian, aveva invocato la liberazione dei marinai ucraini sostenendo che “ci si attende un gesto da parte della Russia, che i prigionieri e le navi debbano essere liberati il prima possibile. Ugualmente chiederò ai miei interlocutori ucraini di favorire la sua azione in vista di una de-escalation della tensione nella regione”. Il ministro Lavrov aveva replicato affermando che “se la parte ucraina, come i suoi partners europei, è interessata a evtare situazioni analoghe in futuro, è naturalmente necessario mandare un segnale a Kiev per dire che non sono ammesse provocazioni simili. Questo non tocca a noi farlo, ma a coloro che hanno piu stretti rapporti con le autorità ucraine”.

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