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Il Papa e Abu Mazen: “Riattivare i processi di pace”

E'durato circa venti minuti l'incontro di Papa Francesco con il leader palestinese Abu Mazen, accolto in Vaticano per un colloquio incentrato sul tema della pace nel Medio Oriente. Ma non solo: il presidente palestinese si è intrattenuto con il Pontefice parlando anche della questione Gerusalemme ed entrambi si sono detti concordi sulla necessità di riconoscere e preservare il suo valore universale come “Città santa per le tre religioni abramitiche”. Quello tra il Santo Padre e Abu Mazen è il primo incontro (il quarto in totale) dopo la decisione del presidente Trump di spostare l'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendola come capitale di Israele e provocando giorni di sangue e proteste. Anche in quest'ottica, Papa Francesco e il presidente si sono confrontati sull'urgenza di ulteriori “sforzi per riattivare il processo di pace tra israeliani e palestinesi e raggiungere la soluzione dei due Stati, auspicando un rinnovato impegno della Comunità internazionale nel venire incontro alle legittime aspirazioni di entrambi i popoli”.

Il Papa: “Generosità e creatività al servizio del bene”

Papa Francesco ha sottolineato che “questa situazione, che diventa sempre più inaccettabile, e ciò per il bene di tutti. Si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. E' giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti”.

Buoni rapporti

Nel corso dei colloqui, che il presidente palestinese ha intrattenuto prima con Papa Francesco e successivamente con l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, “sono stati rilevati i buoni rapporti tra la Santa Sede e la Palestina e il ruolo positivo dei cristiani e dell’attività della Chiesa nella società palestinese, sancito dall’Accordo globale del 2015”. Inoltre, assieme alla questione Gerusalemme, “si è parlato degli altri conflitti che affliggono il Medio Oriente e dell’urgenza di favorire percorsi di pace e di dialogo, con il contributo delle comunità religiose, per combattere ogni forma di estremismo e di fondamentalismo”.

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