Continua a crescere la tensione attorno al caso di Jamal Khashoggi: dopo l'affondo dei senatori americani, per i quali il principe saudita bin Salman sarebbe stato a conoscenza del progetto per assassinare il reporter del Washington post, ora anche in Turchia fanno muro. Il presidente Erdogan ha infatti rifiutato di incontrare il principe e, praticamente in temporanea, sono stati spiccati mandati di cattura nei confronti di due personalità estremamente vicine a bin Salman, identificati come due stretti collaboratori. Un atteggiamento, quell turco, che si attaglia maggiormente alla visione dei senatori Usa che a quella dell'amministrazione Trump che, nelle scorse settimane, aveva “difeso” il principe bin Salman, escludendo che potesse essere a conoscenza del progetto per l'eliminazione del reporter.
La pressione turca
A ogni modo, la posizione di Erdogan è decisamente netta: il presidente turco ha rifiutato categoricamente l'incontro con il principe saudita, respingendo di fatto la richiesta di vertice arrivata da questi durante il G20 di Buenos Aires, probabilmente proprio in vista dell'annuncio del mandato di cattura nei confronti dei suoi due collaboratori, circostanza che non sarebbe stata probabilmente possibile qualora ci fosse stato un incontro diplomatico fra i due. L'Arabia Saudita, da parte sua, si sta muovendo sui terreni della giustizia, anche se l'impressione generale è che sia necessaria una pressione della Comunità internazionale affinché si faccia piena luce su un crimine che solo dopo alcuni tentennamenti era stato ammesso come omicidio.
Bachelet: “Serve un'inchiesta internazionale”
Una questione, quella dell'omicidio Khashoggi, sulla quale è intervenuto anche l'Onu, nello specifico per bocca dell'Alto commissario per i Diritti umani, Michelle Bachelet che, in una conferenza stampa a Ginevra, ha spiegato come ci sia la necessità di “un'inchiesta internazionale per accertare ciò che è realmente accaduto e chi sono i responsabili di quel terribile omicidio”. Un'indagine che, vista anche la mossa del governo di Ankara, è sostenuta anche dalla Turchia, mentre negli Stati Uniti la situazione è ancora bilanciata fra la pressione della Commissione relazioni estere e la prudenza manifestata da Trump e dal suo Gabinetto nel puntare il dito contro bin Salman.