Mi chiedo perché l'Unione europea appaia più preoccupata dal Venezuela che da quel che accade oggi a Madrid: abbiamo bisogno di una voce chiara dall'Ue in difesa dei diritti dell'uomo e dei diritti fondamentali del mondo. Quel che accade a Madrid deve interessare tutti i democratici del mondo“. Lo ha detto l'ex presidente catalano Carles Puigdemont nel giorno dello storico processo a Madrid contro i leader indipendentisti, parlando di “processo politico”.
“El proces”
I dodici secessionisti alla sbarra, in detenzione preventiva da 15 mesi, sono usciti dai carceri madrileni di Alcalà Meco e Soto del Real e sono diretti in due furgoni verso le aule dove si terranno le udienze. Tra di essi, l'ex vicepresidente Oriol Junqueeras. Sono accusati per aver organizzato il referendum consultivo sull'indipendenza della Catalogna ed espresso la dichiarazione unilaterale di indipendenza della regione spagnola.
Le accuse
In Spagna l'evento catalizza l'attenzione, non a caso il procedimento giudiziario viene chiamato “el proces“, il processo per antonomasia. Malversazione, sedizione e ribellione sono le accuse di cui devono rispondere i 12 leader politici. Oltre a Junqueras, gli accusati sono gli ex consiglieri Jordi Turull, Josep Rull, Joaquim Forn, Raul Romeva, Dolores Bassa, Santi Vila, Carles Mundò e Meritxell Borras; l'ex presidente del Parlamento Carme Forcadell e i rappresentanti delle associazioni sovraniste Anc e Omnium Cultural, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. La procura chiede pene che vanno dai 7 ai 25 anni di prigione per i crimini di ribellione, appropriazione indebita e disobbedienza, mentre l'avvocatura dello Stato pene tra i 7 a 12 anni di carcere per l'accusa di sedizione. L'estrema destra di Vox, che si è costituito parte civile, chiede pene dai 24 a 74 anni.