Ogni anniversario è occasione per guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza”. Cosi' il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, nel suo intervento in occasione dell'apertura delle celebrazioni per i 150 anni dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Era il 19 marzo 1869, infatti, quando grazie al finanziamento dei duchi Salviati, si avviò il progetto di un ospedale destinato ai piccoli malati di Roma.
L'identità
Il cardinale Parolin, riportando “l'affettuosa vicinanza e la benedizione di Papa Francesco”, cita le indicazioni che il Pontefice dava nel 2014 in occasione dell'Anno della Vita consacrata. “Guardiamo con gratitudine, quindi, ai 150 anni trascorsi! La nostra gratitudine – ha sottolineato Parolin – va a Dio, datore di ogni bene, e a tutte le persone che in questo ormai lungo periodo hanno prestato la loro opera, con dedizione, generosità, disinteresse e professionalità, a favore dei piccoli pazienti. Guardare al passato e raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l'identità, rinsaldare l'unità all'interno di una comunità e favorire il senso di appartenenza dei suoi membri”. Il segretario di Stato vaticano ha quindi aggiunto che “anche se la situazione è radicalmente cambiata rispetto ai tempi delle prime esperienze pioneristiche, la Chiesa non smetterà mai di prestare attenzione ai malati”. In questo senso è fondamentale quello che lui chiama “sguardo profetico”. “Penso in particolare – la sua riflessione – alle nuove povertà sanitarie: malattie croniche e malattie rare, disturbi mentali, anziani ed emarginati”.
Visitare gli infermi
Il porporato ha poi posto l'accento su una delle opere di Misericordia corporale, ossia “visitare gli infermi”. “La Chiesa – ha sottolineato Parolin – l'ha tradotta in molti modi, tra l'altro dando vita a ospedali e ad altre istituzioni di cura e moltiplicandoli nel corso del tempo, come segno della sua costante attenzione nei confronti della persona umana – in modo particolare, dei più deboli e i più vulnerabili – e della sua volontà e capacità di mettersi al loro servizio; con un atteggiamento che oserei definire 'profetico', nel senso cioè di saper cogliere, con prontezza e spesso in anticipo rispetto alla società civile, i bisogni e le necessità di una determinata epoca e di venirvi incontro”.