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Un grande gruppo sovranista dopo le Europee?

L’Europa come una bottiglia piena per due terzi. L’Africa come una cisterna straripante d’acqua. Inutile stare a disquisire sull’opportunità di chiudere il tappo della bottiglia oppure lasciarlo aperto, il punto è che, per una banale legge fisica, non potrà mai contenere tutta l’acqua che fuoriesce dalla cisterna. Si è servito di una suggestiva metafora Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti, per spiegare la politica del governo italiano sull’immigrazione. Lo ha fatto stamane all’Accademia d’Ungheria, nel corso di una conferenza organizzata dall’Ambasciata ungherese sulle relazioni tra il Paese magiaro e l’Italia. Presente anche Zoltan Kovacs, sottosegretario e portavoce del governo di Budapest, con cui l’esponente di Palazzo Chigi ha condiviso la necessità di arginare il fenomeno dell’immigrazione illegale e di dare una svolta in questo senso anche in sede europea.

Il tema dell'immigrazione

Ma non solo. L’invito di Siri è anche ad uscire dalla logica della sola accoglienza, per abbracciare una visione che faccia dell’Europa un investitore nei Paesi in via di sviluppo. Un po’ il concetto dell’ “aiutiamoli a casa loro”, ma senza che questa frase divenga “uno slogan pilatesco”, ha detto l’esponente leghista, piuttosto “sia una strategia a lungo termine”. L’esempio da seguire, a suo avviso, è quello della Cina, che sta investendo molto nel Continente Nero. “Abbiamo bisogno di avere un piano per l’Africa”, la riflessione di Siri, il quale afferma che “l’Italia è disposta ad investire, ci auguriamo che queste elezioni allineino anche l’Europa a questa posizione”. Lo sguardo si proietta dunque al 26 maggio. Al dibattito hanno preso parte anche i senatori Enrico Aimi, di Forza Italia, e Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia, parti di quel centrodestra che sembra sgretolarsi proprio in prossimità dell’appuntamento elettorale europeo. Sul tema dell’immigrazione, però, i tasselli del mosaico sembrano ricompattarsi, per formare un ideale argine ai flussi incontrollati. Aimi sottolinea che la crisi demografica europea non si supplisce con l’afflusso di persone dall’Africa. Di qui la necessità, da un lato di promuovere politiche familiari dall’altro di controllare i confini. Il senatore azzurro commenta le parole del premier libico di unità nazionale, Fayez al Serraj, secondo cui ci sarebbero 800mila persone pronte a imbarcarsi per l’Italia. “Logisticamente è difficile che si realizzi un’operazione di tale portata – commenta – però noi dobbiamo prepararci: a situazioni d’emergenza bisogna rispondere con provvedimenti d’emergenza”, compreso quello del “blocco navale”. Misure concrete, ma prima all’Europa serve ritrovare un’anima. Urso, dal canto suo, evidenza che il problema “non è meramente di sicurezza né economico”. La risposta decisiva al problema dell’immigrazione – dice – la si trova nella riscoperta delle “nostre radici giudaico-cristiane”, perché “senza riempire di identità la comune casa europea, essa rimane vuota e può essere minacciata dall’esterno”. Il pensiero del senatore di FdI corre alla cattedrale di Notre Dame di Parigi, avvolta dalle fiamme poche ore prima. Per lui “è un segno” del decadimento di un'Europa dalle radici secche.

Flat tax ed Europee

Meno poetico è Kovacs. Per il sottosegretario ungherese “la tragedia di Parigi non è un simbolo da cui trarre speculazioni per le prossime elezioni europee”. Quello di Budapest, spiega, è piuttosto “un approccio pragmatico” alla politica, compresa quella migratoria. Ma Kovacs parla anche di politica economica, vantando i risultati conseguiti dal suo governo: “In nove anni di lavoro abbiamo aumentato la crescita economica, diminuito la disoccupazione al 3% e il deficit, che è ben sotto al 3%”. Fiore all’occhiello di Budapest è la flat tax, tema caldo anche in Italia. Siri spiega che si struttura in due fasi; la prima è già partita e riguarda “un milione e mezzo di piccole partite iva fino a 65mila euro di fatturato per quest’anno e fino a 100mila per il prossimo”; la seconda – prosegue Siri – “riguarda l’Irpef per le famiglie, interessa 20milioni di famiglie con redditi fino a 50mila euro e prevede un’aliquota fissa al 15%”. Il sottosegretario ricorda però che il sistema tributario italiano segue criteri di progressività e dunque c’è l’obbligo di “intervenire con le deduzioni fiscali” che sono “inversamente proporzionali al reddito e direttamente proporzionali ai componenti del nucleo familiare”. Aimi dubita, tuttavia, che in un governo in cui è presente il M5s si riuscirà ad applicare la flat tax, mentre Urso si chiede come sia possibile trovare “gli oltre 50miliardi che servono solo per disinnescare le clausole di salvaguardia”. Insomma, l’alleanza di governo della Lega con il M5s divide la coalizione di centrodestra. Ma anche in Europa è lungi un fronte unito delle forze conservatrici. Il Partito Popolare Europeo (di cui fa parte Forza Italia) ha sospeso il partito di governo ungherese Fidesz, la Lega è nel gruppo dell’Europa delle Nazioni e della Libertà con i francesi del Front National e i britannici euroscettici di Nigel Farage, mentre Fratelli d’Italia è nei Conservatori e riformisti con i conservatori britannici e i polacchi di Diritto e Giustizia. Kovacs definisce “assurdo che ancor prima delle elezioni il Ppe stia cercando già alleanze con i rivali socialisti”. Una frase che lascia presagire una nuova geografia delle alleanze nell’Europarlamento dopo il 26 maggio, con le forze sovraniste magari riunite in un unico gruppo. E chissà che qualche novità, le Europee, non possano portarla anche in Italia.


Adolfo Urso, Enrico Aimi, la moderatrice Cesara Buonamici, Armando Siri, Zoltan Kovacs con l'interprete

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