E'sempre più preoccupante e tragica la situazione in Libia, da giorni il Paese è tornato al centro del dibattito internazionale. Politici, analisti e militari lanciano la prorpia proposta che resta inevitabilmente sospesa. E in concreto la parte più debole della crisi vive in una dramamtica situazione di stallo. Sono circa 1.800, secondo l'Unicef, i bambini che hanno urgente bisogno di essere evacuati dalle zone di prima linea di combattimento; mentre altri 7.300 sono già stati sfollati dalle loro case a causa della violenza. Lo hanno rivelato con una nota congiunta il direttore generale dell'Unicef e il Rappresentante speciale del Segretario generale dell'Onu. C'è anche un altro dato che esemplifica la portata della situazione: circa mezzo milione di bambini sono coinvolti nel conflitto che sta colpendo la parte occidentale del Paese.
Il comunicato
“Un numero crescente di bambini è a rischio di ferite o morte a causa dell'escalation dei combattimenti – i peggiori degli ultimi anni – a Tripoli e dintorni”. Si apre con queste parole la nota congiunta, firmata da Henrietta Fore e Virginia Gamba, rispettivamente direttore generale dell'Unicef e Rappresentante speciale del Segretario generale. “Devono essere messe in atto misure di prevenzione per proteggere meglio i bambini, in linea con la risoluzione 2427 del Consiglio di sicurezza”. L'atto del 2018, con cui le Nazioni Unite si sono impegnate a prevenire la condizione dei piccoli nei vari teatri di guerra nel mondo e a garantire “un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli per tutti i bambini bisognosi”. E ancora: “Un cessate il fuoco per consentire ai civili di lasciare in sicurezza le aree del conflitto”. L'analisi della situazione, fatta da Unicef e Onu, è molto preoccupante: “I bambini intrappolati nelle zone di conflitto rischiano di finire il cibo e perdere l'accesso alle cure mediche. Non potendo lasciare queste zone, non possono cercare protezione o assistenza in tutta sicurezza”.
Il principio del non respingimento
“Sono in grave pericolo – si legge nel comunicato congiunto – i quasi 1.000 bambini rifugiati e migranti tenuti nei centri di dentenzione. Dovrebbero essere immediatamente rilasciati e dotati di un rifugio sicuro fino a quando le loro richieste di asilo potranno essere esaminate, o ottenere assistenza per un rimpatrio sicuro con le loro famiglie”. Tutto ciò può essere fatto, rispettando “il principio del non respingimento”. I pericoli, dunque, sono seri e concreti. “I minorenni non accompagnati, molti dei quali sono in transito nel Paese, sono a rischio di gravi violazioni, tra cui il reclutamento, la violenza sessuale o il rapimento”. Ma non finisce qui. “I combattimenti stanno anche privando i bambini del loro diritto all'istruzione. L'anno scolastico è stato sospeso in tutte le scuole nelle zone colpite dal conflitto e sette scuole stanno attualmente ospitando famiglie sfollate”.
Gli ultimi bombardamenti
“Un recente attacco a un magazzino scolastico ha distrutto 5 milioni di libri di testo e i risultati degli esami scolastici nazionali”. Infine “la Libia ha sofferto per più di sette anni di conflitto persistente che ha lasciato almeno 820.000 mila persone, tra cui circa 250.000 bambini, nel disperato bisogno assistenza umanitaria e la situazione si stava nuovamente deteriorando. Per il loro bene, e per il futuro del Paese, i combattimenti devono cessare”.