E'ancora al ribasso la visione della Commissione europea sulle stime di crescita per l'Italia nel 2019. Nelle sue previsioni economiche, l'organo dell'Unione europea ha evidenziato percentuali pressoché in linea con quelle del Def, fissando allo 0,1% la crescita per l'anno in corso e alzandola di poco nel 2020, portandola allo 0,7%. La definisce una “tenue ripresa” la Commissione europea, attribuendo al “mercato del lavoro che si deteriora” il previsto danneggiamento “della spesa dei consumatori che tenderanno a risparmiare”. Al momento, tuttavia, non viene avanzata alcuna richiesta di correzione sulle misure adottate, forse anche per le percentuali non troppo discordanti. Certo è che l'allarme per l'economia italiana continua a suonare in modo pressoché continuo da Bruxelles: “E' improbabile che il mercato del lavoro sfuggirà all'impatto dell'economia stagnante – evidenzia la Commissione -, come indicano le sommesse aspettative di impiego delle imprese. Ci si aspetta che la crescita dell'occupazione si arresterà nel 2019″. Destinata a salire anche la disoccupazione, almeno all'11% “visto che è probabile che il reddito di cittadinanza indurrà più persone ad iscriversi nelle liste di disoccupazione e quindi ad essere contate come forza lavoro”.
Stime in ribasso
Almeno per ora, comunque, non sono previste procedure nei confronti dell'Italia, con le varie discussioni che verranno probabilmente posticipate al mese prossimo, dopo le elezioni: “La politica – ha rilevato Marco Buti, capo della direzione generale per gli Affari economici e finanziari – deve essere preparata per attuare ulteriore sostegno se si materializza il rischio di un rallentamento più o meno prolungato”. Questo considerando che “i rischi per le prospettive di crescita rimangono prevalentemente negativi”. A ogni modo, le previsioni non sono migliori nemmeno per tutta l'eurozona, visto che “continuano a pesare le incertezze globali” con il “recente rallentamento della crescita e del commercio” mondiale. Le previsioni rivedono così il Pil al ribasso, portandolo all'1,2% per il 2019 dall'1,3% delle stime di febbraio e all'1,5% per l'Ue dal precedente 1,6%.
Incognite per l'eurozona
Sull'Europa pesano alcuni fattori, come spiegato dal vicepresidente della Commissione europea Vladis Dombrovskis, primo fra tutti “l'ulteriore escalation dei conflitti commerciali e la debolezza dei mercati emergenti, in particolare la Cina”. E non dimentica le beghe interne, con l'uscita del Regno Unito dai Paesi dell'Unione europea che incombe come uno spettro, non solo per i britannici: “Dobbiamo stare attenti a una possibile Brexit senza accordo, all'incertezza politica e un possibile ritorno del circolo vizioso banche-debito sovrano”.