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Addio a Ieoh Ming Pei, l'archistar del Louvre

Nato in Cina ma cittadino statunitense da oltre 60 anni (fin dal 1954, già vent'anni dopo essersi trasferito negli States), Ieoh Ming Pei ha conquistato a buon diritto un posto di primissimo piano nel vasto mondo dell'architettura modernista, rendendolo uno dei primi “archistar” del nostro secolo. L'architetto è morto all'età di 102 anni, lasciando eredità culturali, sotto forma di opere architettoniche, davvero in tutto il mondo. A cominciare da Parigi, dove un suo progetto ha portato alla realizzazione della famosa Piramide di vetro del Louvre, opera amata e discussa allo stesso tempo, comunque fra le più importanti nel quadro del modernismo e, a ben vedere, forse il lavoro aprifila di tale corrente. Certo, l'opera voluta da Mitterrand e completata nel 1989 rappresenta l'emblema di quella che è stata la lunghissima e prolifica carriera di Ming Pei, iniziata nel 1948 come semplice costruttore a New York (dove si trasferì nel 1935 dalla nativa Canton) per poi avviarsi su una strada indipendente nel 1955.

Una carriera straordinaria

Fra i numerosi progetti portati a termine dall'archistar non c'è solo la discussa Piramide di vetro: a partire dagli anni 60, Ming Pei diede vita a opere come la John F. Kennedy Library a Dorchester o il Dallas City Hall. Sempre a Parigi ideò la Torre Edf della Defense, mentre in Cina si dedicò a lavori quali la Bank of China Tower e il grattacielo della stessa Bank of China, entrambe a Hong Kong; i grattacieli gemelli detti Silver Towers, a New York, e ancora il Rock and Roll Hall of Fame and Museum a Cleveland, considerato uno dei suoi capolavori assoluti, e l'Athens' Museum of Modern Art. Opere considerate la massima espressione del modernismo architettonico e che sono valse a Ming Pei riconoscimenti internazionali di altissimo livello, come il Premio internazionale di architettura Pritzker (i cui 100 mila dollari donò a un programma che permise agli architetti in erba della Cina di studiare negli Usa), nel 1983, e la Medal of Freedom, il massimo riconoscimento concesso dagli Stati Uniti, assegnato dal presidente George H. W. Bush nel 1992. Un personaggio innovativo, capostipite di una generazione di architetti che ha saputo adeguare al gusto per l'estetica una visione del tutto rinnovata dello stile architettonico.

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