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Il viaggio fra i ragazzi italiani del FridaysForFuture

Come nella raccolta dei funghi alle prime luci del mattino. Dopo aver trovato il primo, spuntano il secondo e il terzo. Magari sono piccoli ma profumati, circostanza che potrebbe appagare il cercatore. Che dopo aver preso fiato, scosta un ramo per riprendere il sentiero e vede tanti altri miceti. Così le migliaia di ragazzi del FridaysForFuture riempiono svariate piazze in giro per il mondo, però, con la differenza sostanziale che loro il bosco lo vogliono preservare per le nuove generazioni.

Genesi ed espansione del movimento italiano.

Lo scorso 15 marzo in tutte le piazze italiane erano circa 25mila. Poi inizierà la conta per capire in quanti prenderanno parte allo sciopero generale di domani, che come obiettivo minimo vuole replicare i numeri di pochi mesi fa. Anzi: “Speriamo che si ripresentino in piazza i dimostranti dell’altra volta accompagnati dai loro compagni che erano assenti in precedenza”. Eppure — la curiosità maggiore per adulti, media, semplici cittadini interessati alla tematica ambientale — è capire chi sono i manifestanti che ogni venerdì mostrano i cartelli pro Greta Thunberg. Sono giovanissimi, infatti nella maggior parte dei casi vanno alle scuole superiori, al massimo all’università. Francesca, Iris, Martino, Filippo, ancora Filippo, Christian e Alex frequentano vari istituti e licei a Lecco. Luca, invece, ha 19 anni e studia già economia e statistica in un ateneo di Torino. “In Italia FridaysForFuture è arrivato più tardi rispetto ad altri Paesi europei, e di conseguenza, l’organizzazione nazionale è ancora in fase di definizione”. Situazione che ci aveva anticipato Luca Polidori, uno dei creatori dell’hashtag italiano di FFF (Fridaysforfuture ndr). Lo scopo di quest’ultimo? “Svegliare le coscienze delle persone, far capire che il problema per cui stiamo tutti lottando è serio e tocca chiunque”, spiega la la “brigata” lecchese. E ancora: “Stiamo parlando della crisi del nostro mondo, che un giorno potrebbe cessare di esistere se tutti noi andiamo avanti con sprechi ed emissioni”. “Eravamo in quattro” racconta Luca Sardo “quando a gennaio abbiamo iniziato il nostro percorso nel capoluogo piemontese”. E, ça va sans dire, “da allora siamo sempre cresciuti”.   

Gli strumenti per diffondere i contenuti e aggregare le persone.

Va da sé che senza internet gran parte del successo e della divulgazione delle idee di Greta Thunberg non sarebbero state neanche pensabili. Però la spinta decisiva rimane sempre il fattore umano, per intenderci quello relazionale, fatto di riunioni e contenuti. “Lavoriamo molto con i social network, sia per organizzarci sia per comunicare: in particolare le discussioni interne vengono diffuse in una piattaforma chiamata Discord”. Inoltre: “Abbiamo un coordinamento formato dalle persone più attive che si riunisce una vota a settimana, mentre con tutti gli striker ci riuniamo una volta al mese”, confida Luca Sardo della pagina locale torinese. L’omologa di Lecco “sensibilizza sulla tematica ambientale con articoli inerenti e stimola altri giovani a partecipare”, anche attraverso “la pubblicazione di link su trucchetti “per sprecare meno”, o su disastri e catastrofi dovuti alla negligenza umana”. 

Il rapporto con la politica e il viaggio di Greta in Italia.

Con il mondo delle istituzioni esiste una relazione controversa. Se da una parte c’è “la paura di essere strumentalizzati”, dall’altra il dialogo è divenuto inevitabile. Sia a Lecco, sia a Torno sono stati effettuati incontri con i politici locali, dove i ragazzi hanno potute presentare le loro proposte. “Abbiamo alzato la voce” affinché anche i politici nazionali (con cui hanno un tavolo di lavoro) e l’intera classe dirigente del Paese “senta la pressione” di un problema ineludibile ed improcrastinabile. Alcuni membri italiani del Fridaysforfuture hanno provato “disappunto” nel vedere che la visita di Greta in Italia, incoronata dall’incontro con il Papa e il discorso alla Sala Koch del Senato, sia passata in “sordina”. “I media” fanno sapere da Lecco “non le hanno dedicato l’attenzione che meritava, se non per brevi cenni”.

Come spronano amici e parenti ad abbracciare la loro causa.

“Per quanto riguarda la mia famiglia”, dice uno di loro, “grazie alle parole di Greta sono riusciti a comprendere meglio il problema drammatico che abbiamo di fronte, ma c’è ancora molto da fare”. Questo ragazzo ha cercato di far alzare l’asticella ai suoi parenti. “Ho provato ad esempio a convincere i miei familiari ad adottare una dieta vegana, ma dopo una settimana hanno smesso”. Poi con una saggezza invidiabile per la sua età conclude: “Purtroppo a volte i sacrifici da fare sono grandi, però se li si fa insieme può essere più facile”. Impossibile dargli torto.

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