Severa reprimenda della Corte di giustizia Ue nei confronti delle procure tedesche, considerate “troppo politicizzate” e poco indipendenti per emettere mandati d'arresto europei.
La Cedu
Sul tema era già intervenuta la Corte europea per i diritti dell'uomo (Cedu), la quale sottolineava che l'assenza di un organo di autogoverno della magistratura rende i pm (secondo il sistema tedesco) una mera appendice del ministero della Giustizia, con il rischio di essere influenzati dai vertici politici.
I mandati d'arresto
La legislazione Ue, d'altro canto, prevede che sia proprio l'indipendenza il principale requisito per emettere mandati d'arresto. A questo si aggiunge la decisione della Corte di giustizia Ue (con sede in Lussemburgo), secondo cui questi provvedimenti “devono essere emessi da organi in grado di esercitare le proprie funzioni in modo obiettivo, tenendo conto di tutte le prove, a carico e a discarico. E non devono essere esposti al rischio che il proprio potere decisionale possa essere soggetto a direttive o istruzioni esterne”.
Il processo
La decisione del Lussembrugo scaturisce da un processo che vede tre persone – un rumeno e due lituani – imputate per omicidio, rapina e lesioni gravi. Gli accusati hanno contestato la regolarità dei mandati d'arresto e il caso è stato trasmess alla Corte di giustizia. L'intervento dei giudici europei è stato accolto favorevolmente dall'Associazione tedesca dei magistrati (Drb), i quali hanno affermato che andrebbe abolita la facoltà di dare istruzioni alle procure spettante dal ministro della Giustizia. “Aderire agli standard di giustizia europei dovrebbe essere un'aspirazione per il nostro Paese” ha commentato il presidente della Drb, Jens Gnisa.
Prossimo passo
Nella decisione i giudici lussemburghesi non hanno rilevato lo stesso livello di dipendenza dalla politica da parte del procuratore generale della Lituania. Il sistema dell'ex repubblica baltica, infatti, secondo la corte assicura una sufficiente autonomia dall'esecutivo. I casi saranno ora trasmessi nuovamente alla giustizia nazionale che, in base alla sentenza europea, dovrà decidere se convalidare o meno i mandati d'arresto.