Fate domande… Palla al centro”. Così Papa Francesco, nel corso del suo viaggio apostolico in Romania, ha iniziato la conversazione con i 22 gesuiti che lo hanno accolto nella Nunziatura. Un dialogo aperto, durante il quale i membri dell'ordine fondato di Sant'Ignazio di Loyola hanno avuto modo di esternare le loro preoccupazioni, fare domande ed esprimere le loro opinioni al Pontefice. La versione integrale della conversione è stata pubblicata nel quaderno 4056 de La Civiltà Cattolica ed è possibile leggerlo cliccando qui.
La parresia e il coraggio
Parlando con i gesuiti, Papa Francesco ha spiegato che “occorre portare sulle proprie spalle il peso della vita e delle sue tensioni. Occorre procedere con parressia e coraggio“. Ma, ha continuato il Pontefice, ci sono anche tempi durante i quali è difficile andare avanti: è questo il momento in cui bisogna essere vicini al Signore con la preghiera.
Quali sono le vere consolazioni?
Sollecitato da una domanda del provinciale padre Gianfranco Matarazzo, Francesco ha paralto delle vere consolazioni che sono “quelle nelle quali il passo del Signore si fa presente”. Quindi la preghiera e il popolo di Dio. “Nel popolo di Dio noi troviamo la concretezza della vita – ha spiegato – delle vere questioni, dell'apostolato, delle cose che dobbiamo fare. Il popolo ama e odia come si deve amare e odiare. E' concreto”.
Nullità dei matrimoni e tribunali diocesani
Nel corso della conversazione è stato toccato anche il tema dei processi di nullità dei matrimoni e dei tribunali diocesani. “Quando è incominciato il Sinodo sulla famiglia, alcuni hanno detto: ecco, il Papa convoca un sinodo per dare la comunione ai divorziati. e continuano ancora oggi – ha detto il Pontefice – In realtà, il Sinodo ha fatto un cammino nella morale matrimoniale, passando dalla casistica della scolastica scadente alla vera morale di San Tommaso. Dobbiamo uscire dalla casistica che ci inganna. Si devono accompagnare le coppie”, ha concluso. Inoltre, ha sottolineato l'importanza dei tribunali diocesani, riconoscendo che ancora ce ne sono troppo pochi e molti non funzionano.
L'indifferenza
Quasi al termine del colloquio, uno dei gesuiti presenti ha raccontato l'esperienza della sua parrocchia che si trova in città ma ha anche al suo interno due villaggi quasi nel bosco. Per il gesuita la sofferenza più grande è l'indifferenza. Papa Francesco ha spiegato che questa è proprio una delle più grandi tentazioni di oggi. Ha raccontato poi un aneddoto di uno dei fotografi dell'Osservatore Romano che ha scattato una foto dal titolo “Indifferenza”: ritraeva una donna elegante mentre usciva da un ristorante di lusso, che voltava lo sguardo per non vedere una signora che chiedeva l'elemosina. “Sant'Ignazio ci dice che se c'è indifferenza non ci sono né consolazioni né desolazioni non va bene – ha detto – Come posso io smuovere le acque? A me preoccupa la cultura dell'indifferenza cattiva, dove tutto è calma piatta, dove non si reagisce alla storia, quando non si ride e non si piange. Una comunità che non sa ridere e non piangere non ha orizzonti. E' chiusa nei muri dell'indifferenza“.