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Cristiani vittime di violenze e discriminazioni

Proseguono le discriminazioni e le violenze contro i cristiani in Pakistan, Stato dell'Asia meridionale a nord-ovest dell'India a grande maggioranza musulmana. A Faisalabad – grande città della provincia di Punjab a sud est del Pakistan, una domestica cristiana di soli 15 anni è stata violentata e torturata da un politico locale. Lo riporta Fides, specificando che la minorenne si chiama Saima ed è la figlia di Riaz Masih, un lavoratore alla giornata, e che proviene da unafamiglia cristiana. La vicenda della ragazza cristiana è emersa nei giorni scorsi, dopo l’ennesimo tentativo di abuso da parte dell’uomo e dei due figli. La giovane, al tentativo di violenza, è scappata cercando di nascondersi in un bagno, ma – ha raccontato – una volta scoperta, è stata rasata e torturata dalla moglie del politico. Saima è tornata a casa e ha confessato ai genitori che per mesi ha subito violenze sessuali. Nello specifico, ha confessato di essere vittima di violenza sessuale da parte di Tahir Jameel, influente politico locale, presso cui lavora da sei mesi, negli ultimi due mesi. Dopo la denuncia alla polizia, il politico si è riconciliato con la famiglia, ma Saima non vorrebbe sconti di pena, e ha chiesto al magistrato di continuare con le indagini. I genitori si sono recati alla stazione di polizia a Batala Colony, ma gli agenti si sono rifiutati di registrare il caso. La denuncia è stata depositata solo il 28 giugno, dopo la che la famiglia era riuscita ad attirare l’attenzione pubblica organizzando una protesta di fronte la questura. La ragazza è stata trasferita in una struttura governativa protetta riservata alle donne, il centro “Dar-ul-Uloom”.

L'appello

Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan, condannando l’atto di violenza, stupro e minacce alla giovane e alla sua famiglia, ha evidenziato come l'intera vicenda non sia un caso isolato, ma accomuna diverse ragazze delle minoranze religiose rapite, convertite con la forza e costrette a prostituirsi. “Ormai è diventata la routine per le minorenni delle minoranze – afferma – questo è uno dei motivi per cui ci impegniamo così tanto nella campagna di registrazione delle domestiche al Dipartimento del lavoro. Lottiamo affinchè le bambine non siano costrette a lavorare, nemmeno accompagnando le madri sul luogo di lavoro”.

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