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Bari, arrestato l'ex giudice Francesco Bellomo

Si allarga l'inchiesta ne confronti dell'ex giudice amministrativo Nicola Bellomo, finito al centro delle cronache giudiziarie per lo scandalo del presunto “dress code” imposto alle allieve del suo corso di preparazione in vista del concorso in magistratura, tenuto alla Scuola di Formazione Giuridica Avanzata “Diritto e Scienza“. Il gip del Tribunale di Bari ha infatti disposto nei suo confronti gli arresti domicialiari, con l'accusa di malatrattamenti nei confronti di quattro donne e calunnia nei confronti dell'allora componente laico del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, Giuseppe Conte.

La ricostruzione della vicenda

I fatti contestati risalgono agli anni 2011-2018. Il reato di maltrattamenti sarebbe stato commesso da Bellomo nei confronti di donne con le quali aveva avuto una relazione sentimentale, in concorso con l’ex pm di Rovigo Davide Nalin, coordinatore delle borsiste. Stando alle indagini dei Carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e dal sostituto Iolanda Daniela Chimienti, Bellomo, con “l’artifizio delle borse di studio offerte dalla società” che consentivano tra le altre cose la frequenza gratuita al corso e assistenza didattica individuale, “per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse, anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale” si legge nelle carte, avrebbe fatto sottoscrivere un “contratto/regolamento” che disciplinava i “doveri”, il “codice di condotta” ed il “dress code” del borsista. Secondo chi indaga sarebbe stato l'ex pm Nalin a selezionare le donne tramite colloqui, sottoponendole al cosiddetto “test del fidanzato sfigato“. Per chi indaga Nalin avrebbe supervisionato sul rispetto degli obblighi contrattuali, redigendo istruttorie in caso di violazioni e proponendo eventuali sanzioni. La presunta estorsione sarebbe stata commessa nei confronti di un’altra corsista, costretta a rinunciare ad un lavoro da co-presentatrice in una emittente televisiva “in quanto incompatibile con l’immagine di aspirante magistrato” e “minacciando di revocarle la borsa di studio”. Come detto, Bellomo è indagato anche per i reati di calunnia e minaccia ai danni dell’attuale presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. L’accusa, contenuta nell’ordinanza di arresto, risale al settembre 2017, quando Conte era vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e presidente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo.

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