Si rischia una partenza stentata del nuovo anno scolastico se la questione scuola non verrà risolta al più presto. E' quanto hanno affermato i rappresentanti delle sigle sindacali che rappresentano i lavoratori degli istituti scolastici (Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams) nel corso di una conferenza stampa indetta presso l'Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio, durante la quale è stata ribadita la posizione a proposito dei precari nella scuola: “Oggi noi pretendiamo – ha spiegato il segretario generale Flc Cgil, Francesco Sinopoli – si dia seguito all'accordo del 24 aprile scorso attraverso un decreto di urgenza. Se ciò non dovesse accadere torneremo con le azioni di lotta, a partire da uno sciopero generale in autunno”. La pressione dei sindacati riguarda l'intesa stipulata con il governo sui circa 55 mila docenti precari per i quali è previsto, in base ai termini dell'accordo, un corso abilitante seguito da un concorso straordinario per decretare nuove assunzioni, recentemente messo in discussione da parte della maggioranza che preme per una revisione, in virtù di una restrizione della rosa attraverso una procedura ulteriormente selettiva.
Il decreto
La posizione dei rappresentanti dei sindacati è chiara: o gli accordi si rispettano o a settembre l'anno scolastico 2019-2020 inizierà con uno sciopero generale. Il rischio, secondo le sigle, è che il Decreto precari possa andare incontro alla bocciatura in fase di discussione in Consiglio dei ministri: un'eventualità che non viene nemmeno presa in considerazione dai rappresentanti che, in caso, la riterrebbero una “gravissima sconfessione” degli impegni assunti dal ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, in merito all'attuazione dell'intesa di Palazzo Chigi che, per le sigle sindacali, resta improrogabile. La partita sembra si giocherà proprio sulla questione sollevata dall'ala scettica della maggioranza, secondo la quale il decreto necessità di procedure di selezione diverse per l'abilitazione dei concorrenti. Qualora non si dovesse raggiungere l'intesa sul tema, verrebbe meno anche l'accordo di Palazzo Chigi e, con lui, la possibilità di procedere al concorso straordinario. Circostanza che porrebbe automaticamente i sindacati sul piede di guerra.