Nome previsto, i mercati non prendono bene il flop di Mauricio Macri alle Paso, le primarie obbligatorie argentine: alla riapertura, i listini hanno pagato con un imperante segno meno, mentre il peso crolla nel cambio con il dollaro fermandosi a 56, addirittura al 26% di calo rispetto alla settimana scorsa. Panico anche negli altri indici: S&P Merval Index, che ha chuso in calo del 37,93%, ha toccato livelli paurosi del 48%, mai così male negli ultimi 70 anni. Non ha funzionato lo slogan utilizzato per dar nome alla coalizione, Juntos por el Cambio: il presidente Mauricio Macri, alle primarie delle presidenziali argentine, incappa in una sconfitta dal sapore meno amaro del previsto, forse perché lo scotto pagato per la difficile crisi economica che ha investito il Paese sotto la sua amministrazione. Ha fatto decisamente meglio il suo avversario, Alberto Fernandez e il suo Frente de Todos, candidato di stampo peronista e con Cristina Kirchner (presidente per due mandati tra il 2007 e il 2015) nell'organigramma di una futura presidenza con l'incarico di vice. Anche se i numeri non sono quelli ufficiali, Macri la sconfitta l'ha già ammessa, definendo le primarie con l'emblematico appellativo di “brutte elezioni” per lui e per la coalizione da lui guidata. E lo scarto è sostanziale, considerando che, secondo i dati forniti, Fernandez si attesterebbe sul 47% dei voti, mentre il presidente uscente resta fermo al 32%.
La prova delle Paso
Solo il primo passo comunque. Macri prende la sconfitta con filosofia, affrettandosi a chiarire che questi risultati significheranno esclusivamente un ulteriore incremento degli sforzi politici per offrire agli elettori una coalizione credibile. Di tempo ce n'è fino al 27 ottobre, quando l'Argentina sarà chiamata a scegliere un nuovo presidente (o a confermare il vecchio, visto che Macri si presenterà come candidato di Juntos). Di sicuro, la prova delle Paso (le primarie simultanee obbligatorie, introdotte proprio da Cristina Kirchner) ha confermato un sentimento di sfiducia latente fra gli argentini che, nell'ultimo anno, hanno vissuto gli effetti più duri della crisi economica.
Verso ottobre
Come sottolineato dagli analisti politici, se le elezioni confermassero i numeri delle Paso, Alberto Fernandez arriverebbe alla Casa Rosada senza dover passare dal ballottaggio, il che la dice lunga sul lavoro da fare per la coalizione di Centrodestra guidata dal presidente uscente per recuperare terreno sul rivale, in una condizione socio-politica estremamente complicata anche per via dell'influenza che la candidatura di Macri esercita sui mercati che, visto il flop delle primarie, ne hanno risentito alla riapertura. Del resto, il presidente in carica alle elezioni del 2015 si presentò come l'uomo del cambiamento, promettendo un'apertura ai mercati internazionali bruscamente interrotta da un crisi che, come risultato, ha costretto l'Argentina a ricorrere al Fondo monetario internazionale. Ora, l'instabilità politica e l'incertezza sull'avanzamento peronista hanno creato un nodo che non sarà facile sciogliere.