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Governo, il giorno della verità

Il calendario è già stato fissato: alle ore 15 il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, è atteso in Senato, dove farà le sue comunicazioni, in base alle quali si potrà procedere – o meno – alla sua sfiducia. Tuttavia, è probabile che Conte decida di non aspettare il voto e si rechi direttamente al Palazzo del Quirinale per rassegnare le dimissioni davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Tempo condizionale

Fino a questa sera, usare il tempo condizionale è d'obbligo. Pur con tutte le riserve, i leader di maggioranza non hanno chiuso la porte. Come a dire: prima delle parole di Conte, ogni scenario è plausibile. Lo ha dichiarato anche Francesco Clementi, Docente di Diritto Pubblico Comparato presso l'Università di Perugia, intervistato da In Terris: “Dopo [il conferimento di Conte al Senato] si valuterà se questo intervento sarà tale da produrre un voto sulla fiducia oppure no. Se non si produrrà un voto, il presidente del Consiglio sarà libero di decidere se andare al Quirinale a ragionare con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, in merito allo stato dell'arte”. Davanti alle molteplici pieghe che si potranno dispiegare, due sono le certezze. Entro il 26 agosto, il governo – crisi o meno – dovreà indicare all'Unione europea il nome per l'incarico di commissario su cui deve convergere un parere per lo meno concorde. A Bruxelles, inoltre, il governo dovrà inviare il Documento programmatico di bilancio poiché, se entro il 31 dicembre non venisse approvata la manovra, scatterà l'aumento dell'Iva con ripercussioni inevitabili sulle tasche degli Italiani.

Il conclave dei Cinque Stelle

Riunitisi in un'assemblea grillina all'indomani dell'incontro con il padre fondatore del Movimento, Beppe Grillo, i vertici dei 5 Stelle hanno espresso molti dubbi e altrettanta cautela su eventuali aperture. Come riporta il quotidiano Il Secolo XIX, ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio ha bollato come “bufala della Lega” l'eventualità di un governo d'intesa tra il Movimento e il giglio magico del senatore dem, Matteo Renzi: “Lanciano bufale per nascondere la coltellata data al Paese” ha dichiarato di Maio, anche se lui stesso ha poi lasciato intendere che non si apre o chiude a nessuno. Per il vicepremier, l'ultima parola spetta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella “e al percorso istituzione che vorrà delineare”. Silenzio stampa sui social e sui possibili scenari. Fra i tanti, quello caldeggiato dall'ex-presidente del Consiglio, Romano Prodi, il quale, dalle colonne de Il Messaggero, ha parlato di una maggioranza Ursula: una coalizione ad arco costituzionale che rifletta l'intesa Cinque Stelle – Partito Democratico – Forza Italia che ha contribuito l'elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea. È, dunque, attesa anche la mossa del centro-destra, che in Senato detiene un alto numero di seggi.

Le dichiarazioni di Salvini

Da Marina di Massa, il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha fotografato una realtà meno fumosa, più nitida di quella prospettata dalla Capitale. Postando una foto del pubblico che ieri è accorso ad ascoltarlo, il vicepremier ha opposto l'istantanea del comizio balneare alle “manovre 'salva-poltrona', decise nel chiuso dei palazzi, di chi teme il giudizio del popolo”.

#show_tweet#

Intanto, com'egli stesso ha annunciato nella mattina ai microfoni dell'emittente Radio24, la prima mossa che metterà in campo nell'audizione di Conte sarà “ascoltare”: “Vedremo, dopo questi 10 giorni, che voglia di andare avanti ci sarà. Vedremo se qualcuno ha fatto accordi, se qualcuno vuole governare e vuole fare. L’alternativa? Il voto” ha dichiarato, rivendicando lo spazio per un suo intervento in Senato. Secondo il vicepremier, un asse Cinque Stelle-Partito Democratico per scongiurare l'aumento dell'Iva prospettato per il prossimo anno, non rappresenterebbe gli Italiani e sarebbe solo un “alibi per non lasciare le poltrone”. Al contrario, il leader del Carroccio sarebbe pronto ad opporvi due manovre economiche, che verrebbero rilasciate entro il 31 dicembre e scongiurerebbero l'aumento della clausola di salvaguardia. Tracciando un bilancio del suo operato, il vicepremier non nasconde la soddisfazione per la sua gestione della sicurezza: “L'Italia non è più il campo profughi d'Europa. Penso che gli Italiani abbiano apprezzato la mia gestione della sicurezza” ha dichiarato in un tweet. Il ministro non risparmia frecciate agli alleati pentastellati: menzionando i due cavalli di battaglia dell'esecutivo, reddito di cittadinanza e quota 100 – rispettivamente conquiste del Movimento 5 Stelle e della Lega – se “quota 100 è provato che stia restituendo dignità a tanti, e posti ai giovani”, la fiducia del vicepremier s'incrina sul provvedimento a firma 5Stelle: “Su reddito di cittadinanza…un conto è se crea lavoro, un conto è se lo toglie” ha detto a Radio24

L'affondo dei democratici

Intanto nel pomeriggio di ieri è arrivato anche il commento di Matteo Renzi. Durante un'intervista a Studio Aperto sull'emittente televisiva Italia Uno, il senatore ed ex-premier ha parlato dell'eventuale voto di sfiducia a Giuseppe Conte, certamente susseguente alla sua audizione: “Votiamo contro il governo Conte-Salvini-Di Maio, ha messo in ginocchio l'Italia, noi votiamo perché il governo vada a casa” ha detto. Nel corso dell'intervista, Renzi ha mostrato il suo guanto di sfida al leader della Lega: “Se si candidasse a Firenze, o Milano scelga lui, contro di me, sarebbe il benvenuto […]. In attesa di fare un confronto elettorale, magari potrebbe accettare di fare un confronto in tv”. 

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