Nel momento di maggior estensione dell'ombra del Kievgate, l'amministrazione americana torna a tirar fuori il suo predecessore russo, inoltrando richiesta all'Italia, tramite il ministro della Giustizia William Barr, di aiutare gli Stati Uniti a fare chiarezza su quello che è accaduto, a cominciare dal ruolo giocato dalla propria Intelligence. Una richiesta singolare quella americana, che punta sui colleghi italiani per cercare di chiarire le origini del Russiagate, determinare le posizioni di Fbi e Cia nelle elezioni del 2016 e, non ultimo, per cercare di sminuire il lavoro fatto dal superprocuratore Robert Mueller. A questo, secondo le maggiori testate statunitensi (fra le quali il New York Times e il Washington Post), sarebbe servito il viaggio in Italia di William Barr che, a quanto sembra, lo scorso venerdì avrebbe incontrato alcuni alti funzionari statali, proprio allo scopo di chiedere collaborazione a livello di Intelligence sull'inchiesta sulle presunte interferenze di Mosca durante le elezioni che portarono Trump alla Casa Bianca.
L'inchiesta
Un lavoro, quello di Barr, che parte da lontano, almeno dalla divulgazione del dossier Mueller, in cui veniva specificata l'assenza di trame contro Hillary Clinton senza che, per questo, il presidente fosse pienamente definito estraneo alla vicenda. Una conclusione piuttosto sospesa che, se da un lato ha spinto le opposizioni a premere affinché l'inchiesta proseguisse per fare piena chiarezza, dall'altro ha portato Trump a fare il percorso opposto, ovvero cercare di dimostrare definitivamente la sua estraneità a qualsiasi presunto contatto con il Cremlino per minare la campagna elettorale della rivale democratica. Per far questo, il presidente sarebbe partito dal premier australiano Scott Morrison, in quanto le prime informazioni su un possibile interessamento russo alle presidenziali (nonché sul possesso, da parte di Mosca, di informazioni sulla candidata Clinton) sarebbero state riferite a un consigliere delle prime fasi della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos, da Joseph Mifsud, che incontrò poi a Londra, per poi parlarne con l'ambasciatore australiano. Ora, mentre il presidente starebbe cercando collaborazione dal premier australiano, Barr potrebbe ripercorrere le tracce di Mifsud che, in passato, è stato attivo anche in Italia.