Si è dimesso il consiglio di amministrazione di Ama. Sono passati appena tre mesi dall'insediamento del sesto gruppo di amministratori della società municipalizzata che gestisce i rifiuti della Capitale, composto dalla presidente Luisa Melara, dall'amministratore delegato Paolo Longoni e dal consigliere Massimo Ranieri: il braccio di ferro con la giunta capitolina non ha retto. Mercoledì scorso, il direttore generale di Roma Capitale, Franco Giampaoletti, aveva inviato agli amministratori una missiva, dichiarando che il bilancio non poteva essere approvato per via di un “elemento ostativo”: 18,3 milioni di crediti vantati dalla società verso il Comune per servizi funebri e cimiteriali, che proprio la giunta Raggi intende svalutare. La municipalizzata era stata già avvisata sabato: attraverso una nota, infatti, il Campidoglio aveva scritto che non avrebbe mai “approvato un bilancio di Ama Spa che sia redatto in maniera non corretta [con valutazioni] in precedenza non avallate dal Comune”.
La reazione di Ama
Con un bilancio di 18 milioni ostaggio di Roma Capitale e del Revisore dei Conti, il consigliere Ranieri ha dichiarato deluso: “Se Raggi dice di essere stata lasciata sola, allora noi siamo stati abbandonati […]. Se il piano per Ama era un altro ce lo potevano dire subito. Il problema dei rifiuti non si gestisce con l'ideologia ma servono azioni concrete” ha detto il geologo, che è anche presidente dell'azienda abruzzese EcoLan. Nel frattempo, mentre avanzano le procedure che prevedono l'apertura di due centri di compostaggio, dal cda non nascondo una disapprovazione sul metodo: “Tutto questo avviene sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori di Ama” ha dichiarato, mentre slitta nuovamente il progetto di raccolta dei rifiuti porta a porta, in programma per Natale prossimo. “Dopo due anni e mezzo Ama è ancora senza il bilancio consuntivo 2017, mentre sul piano operativo e dei flussi, oltre al vittimismo, non vediamo nulla di concreto. Le dimissioni dell'ennesimo nuovo cda di Ama portano l'azienda a un passo dal baratro” hanno commentato i sindacati Ffp-Cgil, Fit-Cisl e Fiadel.