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Il punto sull'emergenza rifiuti, una questione Capitale

Che la questione rifiuti torni ciclicamente a infiammare la piazza romana non è una novità, trattandosi di una problematica latente che periodicamente torna ad assumere dimensioni di emergenza. Stavolta, però, la discussione sul tema ha decisamente elevato i propri toni, spingendo i dirigenti scolastici ad avanzare la richiesta di chiudere le scuole fino a quando il grado dell'allerta non sarà perlomeno ridotto. Non più tardi di un giorno fa, era stato lo stesso presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp), Mario Rusconi, a sollevare il dibattito: “L'emergenza rifiuti a Roma – ha detto all'Agi – è al limite ormai, si sta aggravando giorno per giorno, ed è tanto più grave davanti alle scuole, dove i nostri bambini e ragazzi si trovano cumuli di spazzatura che sono potenziale veicolo di infezioni. Siamo pronti a chiamare le Asl per verificare le condizioni igieniche delle scuole, anche per arrivare alla chiusura degli istituti”.

L'allarme

In sostanza, la richiesta dei presidi si inserisce appieno nell'annosa disputa sull'emergenza rifiuti, arrivando a paventare la possibilità di richiedere lo stop alle attività scolastiche se queste dovessero continuare a essere svolte nei pressi di cassonetti stracolmi, potenzialmente latori di qualche malattia, soprattutto se i sacchetti di rifiuti non vengano rimossi per lungo tempo. Una situazione non nuova per la Capitale, che soprattutto in tempi recenti si è trovata coinvolta nella turbolenta onda lunga dell'emergenza immondizia, arrivata a livelli estremi in coincidenza con la saturazione degli impianti Tmb e alle prese con un sistema di raccolta a più riprese contestato dai cittadini che, in molte zone della città, hanno fatto l'abitudine a una convivenza ciclica con i rifiuti in strada. Questo, unito all'atteggiamento di chi, fra la cittadinanza, determinate regole non le rispetta, ha fatto sì che i presidi scolastici puntassero il dito contro un contesto di degrado che non giova né al decoro né alla salute della città, specie in tema di bambini: “Se il Comune non agisce subito penso sia meglio chiudere a questo punto che rischiare la salute dei bambini, che sono i soggetti più fragili per il rischio epidemie”. Al fianco dei presidi si è schierato anche l'Ordine dei medici, secondo il quale “occorre evitare che in breve tempo si creino nella capitale d'Italia cumuli di immondizia in ogni strada, nei pressi di scuole, ospedali, luoghi pubblici e che un simile degrado diventi attrattivo per gli animali”, paventando il serio rischio di un'emergenza sanitaria.

La valutazione

Sul tema più volte sollevato dell'emergenza in corso, In Terris ha sottoposto la questione dell'allerta all'Istituto superiore di Sanità perché, riferiscono fonti accreditate, “non si rilevano al momento motivi di preoccupazione immediata”, soprattutto perché “si va verso l'inverno e quindi l'abbassamento delle temperature favorisce una normalizzazione del rischio epidemiologico. Ovviamente però, rimangono i pericoli connessi all'esposizione a cumuli di immondizia soprattutto per i bambini”. Come a dire che, pur non essendo così imminente il rischio di epidemia, ai ripari bisogna correre in tempi stretti. Perché prevenire è sempre meglio che curare, sì, ma a volte è anche necessario fare le due cose insieme.

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