Verrebbe da dire: nulla di nuovo sotto il sole. Nonostante le promesse dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi, nella Legge di bilancio la famiglia continuerà ad essere la “cenerentola” della spesa pubblica. Si era promesso un bonus bebè, ci ritroviamo un bonus motorino. Insomma meglio rottamare lo scooter che fare figli. Un messaggio a dir poco diseducativo per la società europea che riempie meno le culle e affolla di più le strade. Don Oreste Benzi diceva che non durano i governi che non difendono la vita e la famiglia. E non bastano gli annunciati poteziamenti dei contributi agli asili nido (da 1500 euro, a crescere fino ai 3000) annunciati dal ministro Elena Bonetti nel venturo pacchetto famiglia che dovrebbero arrivare con la Manovra. Il percorso di questo esecutivo è cominciato sotto la cattiva stella del suicidio assistito e prosegue ora all’insegna del disimpegno a tutela dei genitori. Mi è capitato di discutere recentemente, in una commissione al Senato, di quanto oggi la civiltà ecologicamente sensibile rischi di preoccuparsi del creato dimenticandosi delle creature. Eppure Papa Francesco parla di ecologia umana e ci insegna che nella difesa della nostra casa comune è inclusa la tutela dell’ambiente e principalmente di chi ci abita. Tassare le bottiglie d’acqua di plastica ha un senso, ma ne avrebbe molto di più se i soldi così incassati dall’erario fossero poi utilizzati per sostenere i nuclei familiari, specialmente quelli più numerosi e vulnerabili, specialmente per la presenza di anziani, figli disabili, adulti disoccupati.
Come ben sanno i lettori di In Terris, tutte le rilevazioni statistiche sulla povertà assoluta (cinque milioni di persona in Italia) evidenziano la necessità di aiutare la genitorialità. Altrimenti non ha senso, come ha fatto il governo, diffondere i dati sui bambini privi di un posto all’asilo nido. Sono oltre un milione le situazioni non coperte da servizio pubblico. Mentre in Germania e in Francia per ogni culla che si riempie sono garantiti sostegni e strutture a tutela dell’infanzia. Sicuramente rinnovare il parco motoristico dei centauri italiani può essere utile all’industria delle due ruote… Allo stesso modo e per motivi più nobili, sostenere i genitori aiuterebbe ad uscire da quello che l’Istat chiama l’inverno demografico dell’Italia. Madre Teresa di Calcutta diceva che una strada, una casa, una comunità senza le grida dei bambini sono tombe.
Il sinistro silenzio che si avverte nelle nostre città sempre più invecchiate e incattivite ci fa rimpiangere l’allegro chiasso dei decenni nei quali eravamo poveri ma belli, probabilmente ci accontentavamo di una bicicletta piuttosto che di uno scooter, però l’Italia galoppava in tutti i settori sociali, produttivi e creativi. Perché questo, come insegna il Vangelo, è il santo paradosso dell’umanità più schietta: quando si insegue solo il pane si perdono sia il pane che lo spirito. Meglio una flessione momentanea del Pil che una flessione cronica della denatalità. Perché il migliore investimento a lungo termine per una civiltà è scommettere sui propri figli. L’alternativa tristissima è ritrovarci in un Paese materialisticamente ripiegato su se stesso e privo dello slancio che solo il sorriso di un bambino sa donare ad una comunità. E alla fine persino il sacro nome della famiglia è stato svenduto, nei circoli minori della vita pubblica, ad una politica che pensa sempre alle imminenti elezioni piuttosto che alle future generazioni. È proprio questa la differenza tra il politico e lo statista. Il primo guarda alle urne, il secondo al bene comune.