Ci sono il Sud Sudan e la Bolivia nelle riflessioni di Papa Francesco che, al termine dell'Angelus, ha rivolto un pensiero agli abitanti dei due Paesi, entrambi scossi da un complicato processo politico: “Rivolgo un pensiero speciale al caro popolo del Sud Sudan – ha detto il Santo Padre -, che io dovrò visitare quest’anno (nel 2020, ndr). Con il ricordo ancora vivo del ritiro spirituale per le Autorità del Paese, svoltosi in Vaticano nell’aprile scorso, desidero rinnovare il mio invito a tutti gli attori del processo politico nazionale a cercare ciò che unisce e a superare ciò che divide, in spirito di vera fratellanza. Il popolo sud-sudanese ha sofferto troppo negli ultimi anni e attende con grande speranza un futuro migliore, soprattutto la fine definitiva dei conflitti e una pace duratura. Esorto pertanto i responsabili a proseguire, senza stancarsi, l’impegno in favore di un dialogo inclusivo nella ricerca del consenso per il bene della Nazione. Esprimo inoltre l’auspicio che la comunità internazionale non trascuri di accompagnare il Sud Sudan nel cammino di riconciliazione nazionale. Vi invito tutti a pregare insieme per questo Paese, per il quale nutro un affetto particolare”. E anche al popolo boliviano, sconvolto da un'ondata di proteste seguita alla rielezione, ritenuta illegittima, del presidente Evo Morales, il Pontefice ha rivolto l'augurio della pace: “Invito tutti i boliviani, in particolare gli attori politici e sociali, ad attendere con spirito costruttivo, e senza alcuna previa condizione, in un clima di pace e serenità, i risultati del processo di revisione delle elezioni, che è attualmente in corso. In pace”.
I sadducei
Durante la riflessione sull'episodio evangelico odierno, Papa Francesco ha condiviso l'insegnamento di Gesù sulla risurrezione dei morti, in merito alla quale era stato interpellato da alcuni sadducei che non credevano nella risurrezione, ai quali rispose che i risorti “non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio”. Con questa risposta, ha spiegato il Papa, “anzitutto invita i suoi interlocutori – e anche noi – a pensare che questa dimensione terrena in cui viviamo adesso non è l’unica dimensione, ma ce n’è un’altra, non più soggetta alla morte, in cui si manifesterà pienamente che siamo figli di Dio. Dà grande consolazione e speranza ascoltare questa parola semplice e chiara di Gesù sulla vita oltre la morte; ne abbiamo tanto bisogno specialmente nel nostro tempo, così ricco di conoscenze sull’universo ma così povero di sapienza sulla vita eterna”.
Risposta al dubbio
La limpida certezza di Gesù sulla risurrezione “si basa interamente sulla fedeltà di Dio, che è il Dio della vita”. Al dubbip posto provocatoriamente dai sadducei e che è proprio dell’uomo di tutti i tempi, “Gesù risponde che la vita appartiene a Dio, il quale ci ama e si preoccupa tanto di noi, al punto di legare il suo nome al nostro. La vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte. È l’egoismo. Se io vivo per me stesso, sto seminando morte nel mio cuore”.