Un incontro al Mise non andato bene, in cui non si è fatto altro che ribadire la volontà di ArcelorMittal di sganciarsi a dicembre, e in via definitiva, dall'affare dell'ex Ilva. E, ora, una vicenda che sembra dirottata inevitabilmente verso le vie legali, con la Procura di Milano che ha aperto un fascicolo per sondare il terreno e capire se vi siano gli estremi per un'ipotesi di reato da parte del gruppo franco-indiano, per danno all'interesse pubblico. Altrettanto inevitabile che, in tale contesto, pur non essendo tramontata del tutto la possibilità di una trattativa inizi a farsi largo con una certa insistenza l'ipotesi di un nuovo commissariamento dell'azienda, così com'era stato fino all'arrivo di ArcelorMittal, che sembrava aver sciolto il nodo annoso che impediva lo sviluppo armonico di piano ambientale e industriale. Niente di tutto questo al momento: come spiegato congiuntamente dai sindacati “la proprietà ha espresso la volontà di lasciare la fabbrica” e si rende necessario “l'avvio di un tavolo per trovare soluzioni”. Per le sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil, la soluzione resta il ripristino dello scudo fiscale “per togliere gli alibi ad ArcelorMittal”.
Lo scontro
E' proprio sullo scudo penale che si consuma lo scontro fra governo e proprietà, e l'ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli, è tornata a ribadirlo anche dopo il vertice del Mise: “E' stato rotto il concetto base del piano risanamento dell'ex Ilva che diceva: 'ci piacerebbe avere la bacchetta magica ma non l'abbiamo, allora bisogna andare al 2023, quando l'area a caldo sarà accettabile, nel frattempo creiamo le condizioni per arrivarci e una delle condizioni era dare la protezione a chi ci lavora”. Al momento, l'obiettivo primario del governo è evitare lo spegnimento dell'altoforno e, quindi, ritrovarsi con gli impianti fermi, laddove la proprietà sembra voler arrivare proprio ad arrestare il funzionamento dell'impianto, sotto sequestro della Magistratura di Taranto che ne ha richiesta la messa a norma entro il 13 dicembre. Scadenza che potrebbe, anzi, quasi sicuramente non sarà possibile rispettare, anche se il ricorso d'urgenza presentato dai commissari straordinari dovesse produrre risultati prima del 4 dicembre (giorno in cui ArcelorMittal vorrebbe andarsene). Il fulcro della discussione, al momento, resta quindi nei palazzi della Giustizia. E, anche se non del tutto assurda, l'ipotesi di un ritorno al dialogo inizia a essere piuttosto complicata.