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Arrestati 8 agenti della Cia

Tra le centinaia di manifestanti (circa 450) finiti in manette nella dura repressione delle proteste contro il caro benzina, l'Iran ha arrestato almeno 8 persone “legate alla Cia”. Lo riporta l'Irna, citando il direttore generale del dipartimento di controspionaggio del ministero dell'Intelligence di Teheran. Intanto è salito a 143 il numero delle vittime nelle proteste in corso dal 15 novembre. Lo scrive Amnesty International, che lancia un appello affinché la comunità internazionale denunci il “deliberato uso letale della forza da parte delle forze di sicurezza iraniane”. “Stando a segnalazioni credibili ricevute dall'organizzazione – si legge in un comunicato di Amnesty International – le persone rimaste uccise sono 143. Le morti risultano quasi tutte causate da armi da fuoco. E' stato riferito che un uomo è morto dopo aver inalato gas lacrimogeni, un altro dopo essere stato picchiato. Amnesty International crede che il bilancio delle vittime sia più alto e continua ad indagare”, conclude Amnesty. “La reazione cauta della comunità internazionale alle uccisioni di manifestanti è sfortunatamente inadeguata. Condanno queste uccisioni nei termini più forti possibili. E' un ingiustificato uso della forza per schiacciare il dissenso”, ha sottolineato Philip Luther,  direttore delle ricerche di Amnesty International sul Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Dall'Iran all'Iraq

Le proteste iraniane hanno da tempo scavlcato i confini e incendiato anceh il vicino Iraq. Questa mattina un centinaia di persone hanno preso d'assalto e incendiato il consolato iraniano di Najaf, città nel sud dell'Iraq. Questo, per denunciare una presunta coonivenza tra le leadership nazionali e per denunciare un presunto governo iracheno troppo “sottomesso” a Teheran. Il personale della sede diplomatica era stato già evacuato in precedenza. Il rogo però evidenzia il profondo sentimento anti-iraniano presente nel Paese. Una nota del Ministero degli Esteri iracheno prende le distanze dalle proteste contro l'Iran: “Quanto avvenuto a Najaf non rovinerà i rapporti diplomatici ra Iraq e Iran”, si legge su it.euronews.com. Da oltre un mese, Baghdad, Bassora e altre città irachene sono attraversate da tumulti e manifestazioni di protesta. I manifestanti, per lo più giovani sciiti, chiedono le dimissioni del governo e dell'intera classe politica attuale che viene considerata corrotta e troppo vicina a potenze straniere come l'Iran. Da qui, le meanifestazioni anti-Teheran, spesso culminate in violenze e forti repressioni con vittime e feriti. Prima dell'assalto al consolato, a Najaf almeno cinque manifestanti sono stati uccisi negli scontri con la polizia. Le ultime violenze portano a 345 il bilancio delle vittime da quando sono scoppiati i disordini in Iraq, il 1° ottobre scorso.

 

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