Se ogni monastero, ogni casa religiosa, ogni parrocchia aprissero le porte almeno per un persona, a Lesbo non troveremmo nessuno”. È l'appello lanciato dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, all'aeroporto di Fiumicino, dove questa mattina sono arrivati 33 rifugiati da Lesbo attraverso un corridoio umanitario voluto dallo stesso Papa Francesco e realizzato con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio in accordo con il Ministero dell'Interno. Lo riferisce il Sir, che ha riportato le parole di ringraziamento del Pontefice verso il governo italiano: “Oggi abbiamo messo un questo ponte che si chiama corridoio umanitario – ha detto Krajewski – […]. Ma con tutta la gente di buona volontà, possiamo moltiplicare questi corridoi e questo sarà il nostro miracolo”.
Un segnale per l'Europa
I rifugiati giunti a Roma provengono da Afghanistan, Camerun e Togo ed hanno in comune l'essere giunti a Lesbo dopo un viaggio rischioso attraverso la penisola anatolica. I corridoi umanitari s'innestano in un quadro migratorio spesso alterato da una percezione pubblica che differisce dei dati recenti: l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni riferisce che sono circa 41,3 milioni le persone costrette a fuggire nel 2018, con la Siria che ha raggiunto la popolazione più numerosa di sfollati interni con circa 6 milioni di profughi. Spesso la causa di questi movimenti riguarda le guerre e, con i suoi nove anni di conflitto, è la Siria a detenere il triste primato. Anche l'Afghanistan tocca cifre molto alte, con 2,5 milioni di sfollati su 26 milioni di abitanti totali. Non tutti possono accedere ai corridoi umanitari e, sebbene i numeri della migrazione non abbiano registrato aumenti visibili nel corso degli anni, in alcune zone di conflitto, come la Siria nord-orientale, l'accoglienza dei profughi si fa emergenza. “Siamo stati a maggio con la Comunità di sant’Egidio e c'erano solo 7mila persone, ha detto il cardinale Krajewski. “In questi giorni ne abbiamo trovate più del doppio e 800 bambini non accompagnati. L'Avvento – ha aggiunto – è un tempo che dice, svegliatevi! Questo primo corridoio che si svolge in Europa, vuol dire a tutti noi: svegliatevi! Ci ha dato l’esempio il nuovo cardinale arcivescovo di Lussemburgo che due settimane fa si è fatto personalmente carico di due famiglie e le ha accolte nella sua casa e ora vivono insieme. Dobbiamo cominciare da noi stessi”.
Una storia che risale al 2016
“La storia di questo corridoio umanitario risale al 2016, quando in aprile Papa Francesco, insieme al Patriarca Bartolomeo e all'arcivescovo ortodosso di Grecia Ieronymos, andò in visita proprio sull'isola di Lesbo – riporta il Sir –. In quella occasione, sul volo papale, con il Pontefice arrivarono a Roma tre famiglie. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, è tornato nell’isola greca in maggio: 'Sono rimasto fortemente impressionato di una situazione di estrema difficoltà. Abbiamo incontrato una umanità ferita', racconta. 'Ricordo una donna afghana che mi ha detto: 'Ho superato molte difficoltà ma qui ho perso la speranza dietro a queste grate'. Di ritorno a Roma, ho raccontato questa storia al Santo Padre e lui mi ha detto: 'Dobbiamo fare qualcosa perché il mio viaggio non deve essere un episodio, ma un inizio, dobbiamo dare un segno di speranza'” conclude il Sir.