Se i politici si facessero ispirare davvero dalla volontà divina e pregassero, il Libano non si troverebbe oggi in una situazione disperata a livello economico e finanziario, con istituzioni paralizzate. Il popolo non sarebbe ridotto alla fame, umiliato, con più di un terzo di cittadini al di sotto della soglia di povertà, mentre circa la metà dei libanesi è disoccupata”. Lo ha sottolineato il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai, nel corso dell’omelia pronunciata durante la messa di domenica 15 dicembre. Nel corso dell’omelia, ripresa da Fides, il Primate della Chiesa maronita ha voluto esprimere alcuni criteri di discernimento spirituale rispetto alla situazione di crisi vissuta dal Paese dei Cedri, stremato anche dal punto di vista economico dopo due mesi di proteste popolari contro la classe politica, accusata in blocco di corruzione e incompetenza. “Se i dirigenti avessero ascoltato la voce di Dio” ha proseguito il Patriarca “non avrebbero sperperato fondi pubblici, non si sarebbero spartiti tra loro i ministeri e non avrebbero ignorato le richieste delle persone che manifestano e scioperano”.
Proteste
Le proteste di piazza di queste ultime settimane hanno portato alle dimissioni dal governo guidato dal premier sunnita Saad Hariri, lo scorso 29 ottobre. Lo stesso Hariri potrebbe ricevere domani dal Presidente Michel Aoun, il mandato esplorativo di provare a formare un nuovo governo. Non è bastato a placare le folle il taglio lo scorso ottobre voluto da Hariri agli stipendi di ministri, parlamentari e del presidente della Repubblica pari al 50 per cento, misura applicata anche a chi è ormai in pensione. Le proteste sono proseguite. Riguardo alle manifestazioni, il Cardinale Rai ha ribadito che a suo giudizio la sollevazione popolare vede le varie componenti del popolo libanese manifestare il proprio malcontento in maniera trasversale, al di là delle divisioni settarie. Un fenomeno che i politici “non possono ignorare o sottovalutare”.