Da Enna, che gli ha dato i natali nel 1966, fino alla Cina dove recentemente si è recato per una missione fatta di incontri diplomatici con e autorità locali, meeting in chiave interreligiosa e incontri con alcune comunità ecclesiali. Salvatore Martinez, primo presidente laico del Rinnovamento dello Spirito – la sua nomina è stata confermata dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, lo scorso 13 maggio; è anche presidente della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”. Sposato con Luciana Leone, con la quale condivide la scelta di una vita dedicata al prossimo. Dall'assistenza ai carcerati alle missioni internazionali, Martinez ha seguito il soffio dello Spirito Santo fino in Cina. In Terris lo ha intervistato.
Lei è stato recentemente in Cina. Attorno alla sua missione, ha percepito attenzione o diffidenza?
“E’ risaputo che ogni incontro che abbia rilievo pubblico viene preventivamente autorizzato dal governo cinese. Dunque gradita era la mia presenza. Non è disdegnata la possibilità che leaders europei e americani visitino siti cinesi di importanza religiosa per momenti di dialogo, per incontri di formazione, per eventi spirituali. Su invito del Venerabile Shi Yong Xin, 30° Abate del Tempio di Shaolin, ho visitato questo luogo dove 15 secoli or sono nacque il Buddismo Zen. La cultura Shaolin è stata riconosciuta dall'Unesco, nel 2010, Patrimonio Immateriale dell'Umanità. Al contempo ho svolto attività di formazione per sacerdoti, religiose e laici presso la Diocesi di Handan, la più cattolica del Paese, su invito del Vescovo Sun Jigen. Qui sorge un Centro di approfondimento della fede cristiana frequentato da cattolici di 90 delle 97 Diocesi della Cina”.
Quali sono i margini di libertà religiosa in Cina?
“La negazione delle 'tre libertà fondamentali' sancite dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale sui Diritti dell’Uomo (di pensiero, di coscienza e di religione) è ancora evidente in molti ambiti della vita associata. La situazione migliora nelle città metropolitane, mentre permane con accenti più marcati nelle periferie e nelle aree rurali. In realtà, la repressione quasi sempre scatta in presenza di azioni di rivalsa o d’insubordinazione da parte di leaders religiosi al controllo operato dal Partito Popolare Cinese e dunque dal Governo. Di fatto, la libertà di culto è praticata e praticabile se si dichiarano le proprie attività e se queste sono risapute, mettendo in conto di dovere accettare alcune forme di interferenza (controllo) da parte dello Stato”.
Essere cristiani in una società che ti percepisce come una minoranza, è più una testimonianza o una missione?
“Forme di persecuzione o di discriminazione religiosa sono perpetrate in Cina soprattutto all’indirizzo dei musulmani e dei cristiani evangelici. Giova ricordare che gli evangelici sono di gran lunga più numerosi dei cattolici e mettono spesso in atto campagne di evangelizzazione che 'sfidano' l’establishment. Per il governo cinese molte comunità cristiane sono considerate 'sette'; dunque il loro attivismo è illecito e perseguibile sino alla carcerazione. Sì, i cristiani in Cina sono ancora nel regime della 'martyria', espressione greca che traduciamo con 'testimonianza'. Ma ciò che commuove, parlando con loro, è che considerano la persecuzione imprescindibile nella professione della fede, esattamente come le prime comunità cristiane. Come a dire: se non è perseguitata non è vera fede in Gesù. La loro missione è diffondere il Vangelo esattamente come ogni altro battezzato in qualsiasi altro Paese del mondo. E il loro primo desiderio è evangelizzare la Cina”.
Come sono i rapporti tra i cattolici cinesi e le altre denominazioni cristiane?
“Di fatto, ancor prima che i rapporti tra cattolici ed evangelici, la grande questione che generava tensioni e contrapposizioni era il rapporto tra Chiesa cattolica di Stato e Chiesa Cattolica clandestina. Nell’ottobre 2018 un accordo tra Santa Sede e Governo Cinese ha sancito la fine di questo dualismo. Adesso esiste una sola Chiesa Cattolica, i cui Vescovi sono riconosciuti dalle due parti. Non c’è dubbio che i protestanti, che proliferano per divisione e investono molte risorse economiche a supporto dei loro piani di sviluppo, rappresentino per il Governo cinese una minaccia all’ordine costituito. I rapporti tra cattolici ed evangelici mutano di regione in regione; difficile dipingere un quadro chiaro della situazione. Non c’è dubbio che i cattolici soffrano una sorta di colonizzazione da parte degli evangelici, in ragione dei numeri di aderenti che si contrappongono: i cattolici sono stimati in circa 8 milioni mentre gli evangelici si reputano già prossimi ai 100 milioni. Ogni giorno, non trascuriamolo, decine di migliaia di persone aderiscono alla fede in Cina; i numeri sono in crescita esponenziale. Lo Spirito Santo non sta a guardare”.
Dopo l'accordo tra la Santa Sede e Pechino, la situazione per i cattolici in Cina è migliorata?
“E’ presto per dirlo, certamente ci si avvia verso una normalizzazione delle relazioni tra i due Stati. Si attendono ripercussioni positive sulla libertà di culto, che non significa, evidentemente, medesima libertà nella possibilità di evangelizzare. Intanto, come riferivo, il primo fenomeno è la riconciliazione tra le due Chiese cattoliche coesistenti. Il rafforzamento della Chiesa cattolica e una maggiore consapevolezza dei cattolici nella professione della propria fede sono, in realtà, un deterrente a forme di ingerenza da parte dello Stato. Più i cattolici sono uniti e forti nell’esercizio delle loro prerogative statuite e più il Governo allenta la morsa. Questo testimoniano i cattolici delle nostre Chiese locali, invocando aiuto per la formazione dei laici e per una maggiore capacitazione pastorale del clero”.
L'atteggiamento delle autorità cinesi nei confronti della predicazione sta migliorando o è considerata un atto politico di proselitismo?
“Nella Diocesi di Handan ho avuto modo di vedere un “piccolo miracolo”: 1000 persone, tra sacerdoti, religiosi e laici, si ritrovano ogni giorno, ormai da 10 anni, per ricevere corsi di formazione che vanno da una settimana a quattro mesi consecutivi. Sono stato chiamato a tenere un corso per leaders di una settimana in 15 conferenze. Ho visto una grande vitalità spirituale, una sorprendente dimestichezza con i carismi e un profilo biblico raramente registrato in altri Paesi. In tutti ho constatato il desiderio vivo di crescere, d’imparare, di professare una fede pienamente cattolica in comunione con il Papa. Tornerò ancora in marzo, d’intesa con il Dicastero Propaganda Fide, per proseguire questo prezioso lavoro avviato”.
Papa Francesco riuscirà a realizzare il suo sogno di un viaggio apostolico a Pechino?
“Preghiamo perché questo avvenga. Era già il sogno di Giovanni Paolo II, il quale sperava di vedere non solo un 'muro' crollare in Europa, ma la 'muraglia cinese' aprirsi. Le intese diplomatice avanzano e l'accordo con il Governo cinese ora favorisce una maggiore disponibilità al dialogo e più reciprocità nelle relazioni. Giova ricordare che la santa Sede non ha ancora un delegato apostolico di stanza nel Paese. Credo che il sogno di Francesco diverrà presto realtà”.