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La difficoltà dell'essere donne

La pedagogia della violenza, ormai imperante nel linguaggio dei mass media, evidente nel linguaggio e nei gesti quotidiani di molti, nel bullismo in forme rudi, si traduce in gesti efferati di violenza contro i deboli, fisicamente e socialmente. Fa paura constatare come da alcuni gruppi politici o “fantapolitici”, religiosi o “fantareligiosi” vi sia quasi un inno alla violenza. Neanche l’uomo della pietra ricorreva alla violenza sanguinaria con la stessa efferatezza di cui attualmente si ha testimonianza. Non vi sono dubbi: il degrado sociale determina, man mano, il crollo dei valori umani e sociali ed ha determinato, senza alcun dubbio, una mentalità di offesa, di prevaricazione che alcuni anni fa si esprimeva in modo predominate nei ghetti. Tale mentalità, attualmente, vive in ogni ambito della vita umana ed anche nelle classi sociali più abbienti e più elevate. Perché – è  triste constatarlo – sta diventando linguaggio la violenza: essa diventa la parola per eccellenza per arginare difficoltà e per relazionarsi con l’altro

Essere forti, mai deboli: niente storie “qui comando io,  anche con la violenza!”. Molti giovani pronunciano diktat inesorabili. E’ certo che sotto tanta violenza si nasconde tanta fragilità. Ed ecco allora il femminicidio predominare tra le altre forme di violenza. Essere donne diventa ancora più difficile che nel passato. La donna attualmente non solo non vive i suoi più elementari diritti fondamentali, ma anche addirittura non vive più il proprio diritto alla vita. E’ certo che si voglia azzittire il suo desiderio di essere soggetto e non oggetto, la sua possibilità di scegliere, di pensare e decidere autonomamente. La nuova donna che si affaccia sulla scena della storia fa paura ad uomini mai cresciuti sul piano spirituale e sul piano intellettuale, a tal punto da non considerare la parità tra l’identità maschile e quella femminile un dato scontato, una verità indiscutibile, colma di bellezza e di ricchezza per entrambi i sessi. Ma c’è anche un’altra verità, molto spesso celata: il degrado di cui anche alcune donne sono foriere e responsabili, in quanto educatrici di quelli che saranno i futuri uomini, ai quali non insegnano e non hanno mai insegnato il valore sacro della donna ed il rispetto che ad essa si deve. Allora donne e uomini onesti, moralmente ed intellettualmente evoluti, consapevoli del valore della vita e dell’identità umana, diventiamo educatori, rimbocchiamoci le maniche e riprendiamo in mano i valori sacri della vita: diffondiamoli, a profusione, in ogni dimensione della società attuale impoveritasi anche moralmente, perché attratta dal dio denaro e dal possesso delle cose, ormai senza orizzonti e speranze.

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