Giovanni Bellini e Paul Gauguin, due geni dell'arte in mostra a Torino all’interno del Grattacielo Intesa Sanpaolo e a Vicenza nello splendido Palazzo Leo Montanari.
Capolavoro
La “Madonna di Alzano”, opera di straordinaria qualità di Giovanni Bellini, è esposta nel capoluogo piemontese fino al 6 gennaio. “La tavola dell’Accademia Carrara che Berenson nel 1903 giudicava “uno dei più bei dipinti di Bellini” e ci presenta un meraviglioso esempio di iconografia tradizionale della Madonna con il Bambino, nel periodo natalizio viene ospitata nello spazio Trentacinque del moderissimo grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino- riferisce Bergamonews-.Nell’immaginario popolare Giovanni Bellini è considerato il più noto e amato pittore di Madonne. L’opera, che raffigura Maria con uno sguardo intenso e meditativo rivolto al figlio, è in mostra fino all'Epifania nel capoluogo piemontese per la rassegna “L’Ospite illustre” che si pone l’obbiettivo quello di far apprezzare, all’interno delle sedi delle banche e delle Gallerie d’Italia, le grandi opere della storia dell’arte”. Spiega Michele Coppola, executive director, arte cultura e beni storici dell'istituto di credito: “Si tratta di un prestito eccezionale in quanto il dipinto, per la straordinaria qualità, solo in rarissime occasioni ha lasciato la propria sede. È stato scelto anche perché va a dialogare con la mostra su Mantegna organizzata in contemporanea a Palazzo Madama”.
Rinascimento
L’opera del pittore rinascimentale che per tutta la vita ha indagato il tema dell’amore tra Madre e Figlio in modo fortemente spirituale è chiamata in diversi modi per via delle sue vicende collezionistiche: Madonna Agliardi, Madonna Morelli o Madonna di Alzano. Attestata in terra bergamasca fin dal 1648, l’opera, destinata alla devozione domestica, fu probabilmente commissionata al pittore dall’architetto e ingegnere idraulico Alessio Agliardi che la portò in seguito a Bergamo. Sempre nell’ambito della rassegna “L’Ospite illustre”, prima della “Madonna col Bambino”, il grattacielo ha ospitato la splendida “Adorazione dei pastori” di Juan Bautista Maíno, tra i più grandi nomi della pittura spagnola del Seicento. Il capolavoro che lo scorso anno, in quindici giorni, ha visto la presenza di oltre 11.400 visitatori, in prestito dal Museo Statale Hermitage di San Pietroburgo, raffigura il momento in cui un gruppo di pastori e angeli adorano il Bambino Gesù. Il dipinto, si data in un momento felice dell’attività di Bellini cinquantenne, quando l’artista usa questa pittura morbida e trasparente, fatta negli incarnati di velature leggerissime stese con piccoli tocchi liquidi. È evidente, sottolinea IoDonna, un sentimento dolce del rapporto tra i due protagonisti che si manifesta anche in dettagli di effetto realistico, come l’ombra sul drappo d’onore. A un collaboratore è da assegnare invece il paesaggio, che pure è di alta qualità ma sembra già del primo Cinquecento. La presenza a Torino del capolavoro di Giovanni Bellini è in stretta relazione con la contemporanea mostra dedicata a Mantegna a Palazzo Madama e arricchisce il contesto che ripercorre i legami familiari e artistici tra i due maestri”.
Eiaha-Ohipa
A Vicenza il ciclo di esposizioni realizzato per festeggiare i vent’anni dall’apertura delle Gallerie d’Italia della città, “si conclude alla grande, con uno straordinario la presenza di un altro eccezionale artista: Paul Gauguin e il suo “Tahitiani in una stanza” (Eiaha-Ohipa in lingua maori)”, sottiolinea il settimanale. Il quadro proveniente dal Museo Statale di Belle Arti Puškin di Mosca, sarà in mostra fino all’8 marzo 2020 nel bellissimo Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo. L’opera venne eseguita da Gauguin nel 1896, quando, rientrato da poco dalla Francia a Tahiti, si trovò a fronteggiare uno stato di indigenza economica, gravi problemi di salute, e un conseguente sconforto psichico. La coppia dipinta incarna la condizione utopica di un armonico stato di natura, di una libertà di essere e agire secondo le proprie inclinazioni. “Nello sguardo spensierato dei protagonisti del dipinto, così come nella presenza del gatto acciambellato accanto alle loro ginocchia, è racchiusa tutta l’essenza di una cultura vergine e autentica, opposta alle costrizioni della civiltà occidentale, con le sue logiche di falso progresso, dominio e sfruttamento- puntualizza IoDonna-. Una cultura che il pittore parigino aveva scoperto già nel 1891, quando era salpato per la prima volta nella Polinesia francese attratto, da un lato, dalla diversità degli scenari esotici, dall’altro, interessato a rigenerare i linguaggi pittorici tradizionali grazie al contatto con una cultura ritenuta primitiva”.