Un tempo era chiamata la Svizzera del Medio Oriente, poi le divisioni etnico-religiose e le tragiche lacerazioni dell'area geopolitica più incandescente del pianeta ne hanno fatto il martoriato teatro di conflitti sanguinari. Ora che da Iraq e Iran promanano nuovamente minacciosi roghi bellici, il Libano, che già per effetto del disfacimento della Siria ospita (in rapporto alla propria limitata estensione territoriale) la più numerosa comunità di profughi al mondo sente nuovamente in pericolo la propria zoppicante pacificazione interna.
Grido d'allarme
Anche l'Italia è dagli anni Ottanta in prima linea per sedare le le fiamme mortali dell'instabilità geopolitica libanese e, consapevole, delle ferite procurate alla popolazione da lacerazioni fratricide alimentate dai bellicosi vicini, la Santa Sede ha dedicato a metà degli anni Novanta un intero Sinodo dei vescovi al Paese dei cedri. La Chiesa maronita è testimone e martire di queste sofferenze e lancia adesso un nuovo grido d'allarme: i politici libanesi devono fare il possibile per rafforzare la coesione nazionale del Libano e tenere il Paese al riparo dai nuovi venti di guerra che agitano l’intera regione.
Riunione al patriarcato
A chiederlo sono i vescovi della Chiesa maronita, che si sono riuniti nella sede patriarcale di Bkerkè, sotto la presidenza del patriarca Bechara Boutros Rai. Nel messaggio diffuso dall'agenzia missionaria Fides alla fine della riunione, tra le altre cose, i vescovi maroniti esprimono inquietudine per la nuova escalation di violenza riaccesa in Medio Oriente dopo l’attentato con cui, il 3 gennaio, gli apparati Usa hanno ucciso a Baghdad il generale iraniano Qasem Soleimani. Nel testo, i membri dell’episcopato maronita fanno appello alla comunità internazionale e ai governi delle nazioni affinché si faccia il possibile per prevenire ulteriori turbolenze.
Sulle orme di Francesco
In un’area del mondo instabile e tormentata da conflitti negli ultimi decenni. I vescovi richiamano le parole con cui Papa Francesco, nel suo messaggio “Urbi et Orbi” di Natale, ha esortato il popolo libanese a riscoprire “la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti”. “La libertà- avvertono i presuli- è sempre stata, nel corso dei secoli, nel cuore dell'esistenza di questo piccolo Paese, in un Levante che si allontana sempre da essa, facendo scelte deleterie per tutti”.