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Alle urne cattolici dal pensiero debole

In questi giorni di vigilia elettorale è risuonata la preoccupazione della Chiesa italiana per una “religiosità debole”, confinata da alcuni nella sfera privata e strumentalizzata, da altri per prenderne, come ha ricordato il presidente della Cei, Bassetti, “solo ciò che è in sintonia con il proprio stile di vita”. E’ proprio vero: in mesi di estenuante campagna per le Regionali in Emilia Romagna e in Calabria, ci sono state clamorose “amnesie” sui temi più rilevanti dal punto di vista etico ed educativo. Temi ritenuti divisivi e in grado di far perdere voti. Tutti i candidati, tra i quali anche donne, si sono guardati bene dall’introdurre nel dibattito pubblico la liberazione dalle moderne e dilaganti forme di schiavitù. Noi che sulle strade accogliamo e sosteniamo la sofferenza delle marginalità sociali ed esistenziali, proviamo disagio e amarezza di fronte allo sconvolgente silenzio di chi aspira a rappresentare le future istituzioni.

La dignità umana, dal concepimento al suo termine naturale, non si misura dall’efficienza del sistema di morte che a tempo di record consente di sopprimere un innocente o di garantire il “dolce assassinio” dei più fragili. In alcune realtà socio-assistenziali, la buona sanità si giudica non in base alle vite che salva bensì al soddisfacimento dei desideri di chi, con differenti motivazioni, vuole liberarsi di un incomodo. Poi c’è un reale “ingombro” che stona nel clima generale di rimozione delle responsabilità individuali e storiche, ed è la legalità. E non ci si illuda che lo “sballo” di Stato provochi minori danni sociali e individuali soltanto perché una droga riceve la certificazione di ammissibilità “light”. Un pessimo segnale ad una gioventù che ha bisogno di opportunità e non di sostanze capaci di distruggerla.

In terre nelle quali si fatica a mettere in lista nomi scollegati da appartenenze inconfessabili, vale più che mai il richiamo che nei giorni scorsi echeggiava nel Vangelo: “Non si mette vino nuovo in otri vecchi”. Da qui, con lo spirito di servizio di chi opera per dare voce agli ultimi, l’appello a chi vota e a chi è votato: esistono questioni di fondo che colpevolmente sono state rimosse ma dalle quali non si può prescindere. Ecco le dinamiche malate: illudersi di ripianare i buchi dei conti pubblici lucrando sui corpi martoriati delle donne costrette a prostituirsi è una barbarie che trasversalmente deve ripugnare in qualunque campo si militi. Invece, difendere la vita e la famiglia non può essere né di destra né di sinistra: è un caposaldo di qualunque civiltà. Al tempo stesso essere onesti è il prerequisito per assumere qualsiasi carica pubblica: la coscienza non è una zavorra, è un’ancora di salvezza, come ci insegnano gli apostoli della carità. Il pensiero, lo sappiamo bene, è l’indispensabile fondamento dell’azione.

Cristiani dal pensiero debole sono condannati ad agire debolmente. Nella vita pubblica, sia essa politica, sindacale o ecclesiale, si avverte più che mai l’esigenza di un rinnovato protagonismo dei credenti. Anche la religione rischia di diventare una maschera da indossare a seconda della convenienza. Duemila anni di evangelizzazione non sono bastati a insegnare la virtù di una intraprendente prudenza che è l’opposto dell’ignavia. Chi agisce responsabilmente valuta i pro e i contro senza estremizzazioni fanatiche. Ogni giorno incontro persone smarrite, in cerca di un senso condiviso. La missione educativa dei cattolici è proprio quella di riscoprire la capacità evangelica di proporre sane alleanze partendo da ciò che unisce piuttosto che da ciò che divide. E’ la cultura dell’incontro che va ben oltre il formalismo delle tavole rotonde e degli inarrestabili manifesti molto firmati ma ben poco letti. Il Signore ha indicato la via, rimandando indietro i ricchi a mani vuote, rovesciando i potenti dai troni ( autentici e autoreferenziali ), innalzando gli umili. E cosi, magari, ci sarà meno competizione per occupare i primi posti dando così prova di maggiore intelligenza, dimostrandosi testimoni credibili e meritevoli di non essere spediti nelle retrovie.

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don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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